Caso Acerbi-Juan Jesus, l'arrampicata sugli specchi della giustizia sportiva

A norma del codice calcistico, tecnicamente l'assoluzione di Acerbi è stata motivata dal Giudice con la mancanza di prove, ma "senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore del Napoli". Un colpo al cerchio e uno alla botte
Xavier Jacobelli
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Un colpo al cerchio e uno alla botte. Un'assoluzione a norma di codice di giustizia sportiva, tecnicamente motivata dal Giudice con la mancanza di prove, ma "senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore del Napoli". Del quale possiamo immaginare l'amarezza e al quale rinnoviamo totale solidarietà perché, quandosi affermerà il principio in base al quale nessuno in campo deve insultare gli avversari, sarà sempre troppo tardi. Camminando sul filo del rasoio, in punta di diritto, il dottor Gerardo Mastrandrea ha emesso un verdetto ineccepibile sotto l'aspetto giuridico-sportivo e, tuttavia, da subito destinato ad alimentare polemiche, come sta puntualmente accadendo. Tradotto in soldoni, alla luce della motivazione, si evince che Juan Jesus sia stato creduto, però non sino in fondo, poiché altri non hanno sentito l'insulto razzista denunciato dal difensore campione d'Italia all'arbitro La Penna durante Inter-Napoli. Vivaddio, nessuno vuole essere condannato in mancanza di prove ed è comprensibile il sollievo di Acerbi, di nuovo a disposizione dell'Inter e della Nazionale, mentre Juan Jesus non può presentare ricorso, non essendo egli parte del procedimento, gestito interamente dal giudice sportivo.

Caso Acerbi, una arrampicata sugli specchi

Nessuno, però, ci toglie dalla testa che si sia trattato di una laboriosa arrampicata sugli specchi. Lo conferma questo passaggio della motivazione: "il proferimento di alcune parole da parte dell’Acerbi nei confronti di Juan Jesus è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte, peraltro non platealmente (con modalità tali cioè da non essere percepite dagli altri calciatori in campo, dagli Ufficiali di gara o dai rappresentanti della Procura a bordo del recinto di giuoco), dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo “offendente”. Il cui contenuto discriminatorio però, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore della Società Napoli, risulta essere stato percepito dal solo calciatore “offeso” (Juan Jesus), senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale". E ancora: "Rilevato che nella fattispecie la sequenza degli avvenimenti e il contesto dei comportamenti è teoricamente compatibile anche con una diversa ricostruzione dei fatti, essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa, ma rimanendo il contenuto gravemente discriminatorio confinato alle parole del soggetto offeso, senza alcun ulteriore supporto probatorio e indiziario esterno, diretto e indiretto, anche di tipo testimoniale; ritenuto pertanto che non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata", Acerbi è stato assolto. Juan Jesus ha cambiato la sua immagine del profilo Instagram. Ora c'è il pugno chiuso alzato al cielo, simbolo della lotta al razzismo, come fecero Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi di Messico '86. Non c'è bisogno di didascalia.


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