La bellezza degli altri

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Ivan Zazzaroni
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Sarri a un passo dalla frustrazione, ho immaginato seguendo la partita. Perché il Como ha giocato proprio il suo calcio, suo di Sarri, quello che gli appartiene per vocazione. Un calcio che ribalta le sillabe e potenzia i significati. Nei primi 35 minuti la superiorità del Como è stata addirittura disarmante, ma anche in seguito le cose non sono cambiate. Palleggio rapido e quasi sempre preciso, recuperi alti, recuperi bassi, dominio sulle seconde e terze palle, anticipi, uscite perfette e insomma in poco più di un’ora e mezza Fabregas ha esposto tutto il campionario del maestro. Da Cunha e Paz, Rodriguez e Perrone, ma anche Valle e Vojvoda, hanno mostrato una qualità e una condizione impressionanti, la seconda favorita anche dall’anagrafe. Per non parlare di Jacobo Ramòn, altro ragazzo del Real, che ha difeso con una personalità sorprendente. Il progresso più sensibile, rispetto alla scorsa stagione, la squadra di Cesc l’ha evidenziato nella mezz’ora finale, quella che di solito le procurava le maggiori sofferenze: non è mai calata, portando fino in fondo la sua freschezza e la sua foga contagiosa.

Pur non dirigendo La Provincia di Como ho riservato tanto spazio al vincitore perché sono convinto che la Lazio debba essere aiutata a dimenticare in fretta la prima uscita, figlia anche - se non soprattutto - di un’estate impossibile. Dubito che possa ripetere prestazioni simili: ieri non le è riuscito quasi nulla, i disturbi maggiori li ha accusati sugli esterni (Lazzari e Nuno), ma anche Guendouzi e Cataldi sono stati ripetutamente surclassati. Dicevo dell’“estate impossibile”: il blocco del mercato ha certamente lasciato delle scorie, delle negatività. Il lavoro più complicato per Sarri sarà sulla testa, più che sulle gambe dei suoi. Siamo solo alla prima volta e si può anche scordare.

 

 

 


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