Del Neri esclusivo: "Bologna prendi Ilicic e svolti"

L’ex allenatore del miracolo Chievo (lavorò in coppia con il ds Sartori) si cala nella parte del club rossoblù, svela i segreti del suo ex dirigente e dà consigli per rendere vincente il mercato per il gioco e la mentalità di Mihajlovic
Del Neri esclusivo: "Bologna prendi Ilicic e svolti"© Getty Images
Giorgio Burreddu
8 min

BOLOGNA - Gigi Delneri è rimasto uno di quelli per cui il calcio non è mai una scienza esatta, il risultato mai scontato, «uno più uno non fa mai due». Ha sguardi da stregone, Delneri, e ne getta uno sul Bologna di Sinisa Mihajlovic e del suo amico e compagno di alchimie Giovanni Sartori. «Non è una figura ingombrante - racconta Delneri -, Giovanni è uno che sa stare nel suo ruolo e lavora con dedizione e tanta passione. Soprattutto sa di calcio, conosce benissimo le dinamiche di questo mondo complesso. E poi, posso dire una cosa?». Prego. «Giovanni è uno che ha sbagliato davvero poche volte, anzi mai. Penso che per il Bologna sia un grande acquisto». L’allenatore coi baffi, Delneri, proprio con Sartori mise su quella magia chiamata Chievo, quella che poi tutti hanno preso a chiamare miracolo. Ma i miracoli si possono ripetere? Delneri, in fondo, un po’ ci crede. «Giovanni ha grande entusiasmo e fiuto per i giocatori. Penso che a Bologna possa riportare il suo modo di lavorare e ricreare le condizioni per qualcosa di importante». A 71 anni Delneri sa godersi ancora il pallone. «Vado a vedere le partite, il calcio mi piace sempre». E se c’è da allenare è pronto. «Ma ora aspetto, vediamo cosa viene fuori. Resto in stand-by».  

 

Nel frattempo che idea si è fatto del campionato che verrà? 
«Sarà una stagione complicata. C’è il Mondiale in mezzo e le squadre dovranno riuscire a tenere la tensione molto alta. Chi va in Qatar e chi resta a casa, non è una situazione ordinaria. Io proporrei di inventare un torneo, o qualcosa di simile». 
 
Qualcosa per tenere alto l’agonismo. 
«Per tenere alta l’intensità, sì. Due o tre partite affinché il livello agonistico non scenda troppo. Magari ci hanno già pensato, non so. Comunque sarà un campionato con delle sorprese». 
 
Il Bologna può essere una sorpresa? 
«È una società che lavora bene, una piazza con una storia e tanto entusiasmo. È un club che sta costruendo, e questo non è mai un azzardo. E poi l’arrivo di Giovanni può essere un punto nuovo. Lui è uno con le idee molto chiare». 
 
Soddisfa le richieste del tecnico o va dritto per la sua strada? 
«Cerca di sposare la filosofia dell’allenatore. E’ accaduto con me. Parlavamo, ci confrontavamo. Anche con la società, ovviamente. Capiva le esigenze e andava a pescare giocatori in grado di soddisfarle, in base al progetto tattico. Con il passare degli anni credo sia anche migliorato». 
 
Dicono che abbia un metodo di lavoro tutto suo. 
«È solo uno che ha tanta conoscenza. È un cultore del calcio. Ha tanti rapporti. Per avere successo bisogna prima capire. E vedere. Non è facile. Un calciatore lo puoi seguire, osservare, può scattare una scintilla. Ma non basta. Lo devi seguire». 
 
Ci svela un segreto di Sartori? 
«Non parlerei di segreti, non è questo il punto. Giovanni è un professionista molto serio. Noi, al Chievo, non lo vedevamo mai, era sempre in giro per il mondo a guardare profili, giocatori, possibilità».  
 
C’è qualcuno che non riuscì a portare al Chievo? 
«Tanti (e ride ndc). Il budget non è che fosse altissimo. Per ogni ruolo magari aveva una lista di dieci nomi. Si ragionava su uno con una certa caratteristica, ma poi si andava a prendere un giocatore adeguato al contesto». 
 
Vogliamo i nomi. 
«Al Chievo ne sono passati tanti. Andò via Corradi e prendemmo Bierhoff, oppure Barzagli per Legrottaglie. Di giocatori, Sartori, ne ha portati tanti. Era una squadra, quella, che doveva salvarsi. Poi ci sono situazioni che nascono da contingenze favorevoli. E Giovanni ha sempre cercato di assecondare le esigenze». 
 
Sarà lo stesso con Mihajlovic? 
«Penso di sì. E poi con Sinisa penso ci sarà grande sintonia. Dal Bologna mi aspetto una stagione di buon livello. Anche se come sempre nelle cose ci vorrà il tempo necessario per far assestare tutto». 
 
La stupisce la forza di Mihajlovic? 
«È incredibile, straordinario. Ha una forza che non so descrivere. E poi ha la capacità di tenere inalterato il rapporto con il gruppo, è un allenatore credibile, carismatico. Anche un uomo con cui si può discutere. Ha fatto vedere quello che sa fare. E’ uno che infonde coraggio». 
 
L’allenatore perfetto per Ilicic? 
«Josip è uno che fa saltare il banco. Grande qualità, grande fantasia. Non ho mai lavorato con lui, ma quando lo vedi giocare è un piacere. E’ un giocatore che fa la differenza, lo vedrei bene con la maglia del Bologna». 

  Deve superare alcune difficoltà personali. 
«Spero possa uscirne presto. Quello che conta è sempre l’uomo, l’aspetto umano viene prima di tutto. Mihajlovic lo sta dimostrando, con la forza e il suo coraggio. Anche questo può essere d’aiuto. Detto questo, Ilicic ha dimostrato di avere qualità importanti. Come si dice: è tanta roba». 
 
E con Arnautovic che coppia sarebbe? 
«Beh, non la vedo malissimo (ride ndc). Anche Arnautovic è uno che ha carattere, temperamento. Ilicic alle sue spalle darebbe ancora più qualità. Può essere la sua spalla ideale. Una coppia del genere mi piacerebbe». 
 
Alla sua età si diverte ancora? 
«Sì, vado a vedere le partite. A, B o altre categorie non importa. Poca tv, quella mi diverte meno. Il calcio è bello da vedere, talenti ce ne sono sempre. Nell’ultimo periodo ho fatto poche panchine, ma non posso lamentarmi. Ho fatto venticinque anni di fila, poi è arrivato il tempo di respirare un po’». 
 
Tutto esasperato? 
«Personalmente la partenza dal basso, questo tipo di calcio, non mi convince. Preferisco la verticalizzazione, lo spazio-tempo, l’arrivare velocemente nella porta avversaria». 
 
Il calcio che faceva col Chievo... 
«Non penso che quello fatto lì, o con la Samp e l’Atalanta, si discosti molto da un calcio ben giocato. Il calcio, in fondo, non è cambiato. Intensità, velocità, movimento. Copertura dello spazio. E i giocatori mi hanno sempre dato una mano. In quel periodo, con il Chievo, eravamo sulla bocca di tutto il mondo. Ma la differenza la fa sempre è solo una cosa: il giocatore. Da lì non se ne esce».  
 
L’Italia ne ha sempre meno? 
«Mancini è un’ottima guida, ha le caratteristiche per rimodellare la Nazionale, per riordinare le idee. I ragazzi ci sono, il talento c’è. Si cercherà di avere attenzione sui ragazzi». 
 
L’ha stupita il mancato accesso al Mondiale? 
«Certo, ha stupito tutti. Come mi ha stupito veder vincere l’Europeo. Aver raggiunto quell’obiettivo ha forse scaricato un po’ e il post è andato in quel mondo. Ma spero che l’Italia abbia il successo che merita». 
 
Lei è mai stato vicino alla panchina azzurra? 
«Nel 2002 sembrava esserci un piccolo spiraglio, ma io non avrei potuto avere quel ruolo. Le squadre che allenavo giocavano un calcio diverso. Penso che il Chievo sia stata una squadra fantastica negli ultimi vent’anni. Ne vado fiero».


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