La fiducia, arma letale di Thiago Motta

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La fiducia, arma letale di Thiago Motta© FOTO SCHICCHI
Bruno Bartolozzi
4 min

Stefan Posch, chi era costui? Nemmeno Mihajlovic che avrebbe comprensibilmente preferito un giocatore già pronto e che ha comunque guidato alla crescita tanti professionisti rossoblù, avrebbe scommesso in un così rapido inserimento di Stefan Posch. Dovrebbe essere contento, l’ex allenatore del Bologna, nel vedere che applicando i valori di abnegazione, propri del tecnico serbo, l’austriaco sia riuscito a mettere il sigillo ad una nuova rimonta del Bologna che proietta la squadra, ora di Thiago Motta, in un punto insperato della classifica.

Non solo. Il Bologna, a due partite dalla sosta per il Mondiale, può accarezzare un sogno: tentare il rilancio definitivo. In una settimana affronterà Inter e Sassuolo. Sfide insidiose che potrebbero far rimbalzare Arnautovic e compagni indietro. Facendo ripiombare il Bologna nella sua aurea mediocrità. Ma, è questa la grande novità, il Bologna ha nelle proprie mani la possibilità di scrivere un’altra storia. E determinarne un esito diverso. E non parliamo del futuro lontano e utopico di cui vagheggia da anni Joey Saputo, ma di quello concreto, applicato alla classifica che piace ai tifosi. Tutto questo può diventare realtà esattamente fra una settimana. Il decimo posto è tornato alla portata. Frutto dei risultati e di una nuova squadra che sta acquistando fiducia e che crede in quello che l’allenatore sta sperimentando.

La fiducia nello sport è una specie di condizione magica: fa apparire sul campo tutto quello che in settimana si vede in allenamento. Intanto la fiducia genera la capacità mentale di resistere e reagire. Il Bologna per punti conquistati in rimonta è la terza squadra del campionato. Davanti ci sono soltanto Udinese e Napoli. La mollezza, la fragilità psicologica, le incertezze che appartenevano al passato si sono dissolte anche grazie al lavoro di Thiago Motta che ha appunto creato quel valore immateriale che chiamiamo fiducia. E dove c’è fiducia c’è quell’atteggiamento indispensabile per giocare a grandi livelli. Primo fra tutti accettare il rischio di sbagliare perché contano solo i traguardi. L’errore viene così visto solo come una parte della crescita e non come un precipizio da evitare. Questa filosofia ha portato all’esplosione in due gare di Orsolini. Il suo ingresso a partita calda è diventata un’arma letale (colpisce quando l’avversario è stanco, ha detto ieri Motta), mentre la gestione, diciamo così, ordinaria, è affidata a Aebischer, l’uomo che permette al Bologna di poter sopportare il 4-2-3-1. Così il modulo non è scompensato come quando c’era la presenza di Orsolini dall’inizio, mentre si trasforma quando l’ex azzurro è chiamato alle missioni impossibili, quali, appunto le rimonte.

C’è poi la gestione degli uomini. Medel è il primo esempio: è stato convinto a tornare a centrocampo, Dominguez e il suo cambio di ruolo, il secondo. Ma ce ne sono altri due, notati proprio di ieri. Vignato e Soriano sembravano essere ai margini. E per loro si è parlato anche di addio a gennaio. Invece Motta ha saputo riconoscere la lealtà e l’applicazione mostrata in settimana e ha fatto capire a ciascuno, con i fatti, che avranno sempre una possibilità. Così è stato. E i risultati si sono visti.


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