Dominguez esclusivo: “Bologna in Europa con la forza di Mihajlovic”

«Il coraggio con cui Mihajlovic ha affrontato la malattia ci ha insegnato tanto. Io voglio restare, sarebbe più bello se entrassimo in una coppa»
Dominguez esclusivo: “Bologna in Europa con la forza di Mihajlovic”© LAPRESSE
Giorgio Burreddu
15 min

BOLOGNA - Si è tinto di biondo, il colore che risplende. Lo chiamano Principe ma i gesti delle mani, piene di anelli e altri dettagli, ricordano quelli di un re. Per quanto ancora Nico Dominguez lo sarà del Bologna è da decifrare. La trattativa del rinnovo va avanti. Un abboccamento c’è già stato, ma ora si entra nel clou. «Stanno parlando - sorride lui -, il Bologna sa che voglio rimanere. Non c’è nessun problema, non voglio andare via». Per l’argentino si parla di un prolungamento fino al 2026. Ma da qui a laggiù il tempo è tanto e la fila delle pretendenti è talmente lunga che non si vede la fine. «A Bologna sono contento, qui sto crescendo. Mi sto trovando benissimo. Poi uno vuole sempre fare il salto di qualità, stare in una squadra che giochi una coppa. Anche se adesso non ci penso». Forse oggi che c’è la Roma, una partita che può dire molto sul campionato della squadra di Thiago Motta e sul futuro rossoblù. «Noi siamo tranquilli - dice Nico -, cercheremo di vincere. Vogliamo giocarcela, essere protagonisti. Dovremo pressare quando va fatto e aspettare quando sarà necessario. Faremo la nostra gara».  

Poi firma il contratto?

«Adesso si può parlare anche per videochiamata, non c’è bisogno che il mio procuratore venga qui. I tempi si possono accorciare. Comunque il mio agente verrà».  
 
Quando?

«Non lo so davvero. Dopo l’Atalanta o l’Udinese, non so. Ogni momento è buono. La volontà di chiudere c’è, ma dobbiamo arrivare a un punto. Loro devono essere soddisfatti. E anche io».  
 
In molti la corteggiano. Anche queste sono soddisfazioni.

«È chiaro, fa piacere. Uno guarda sempre alle squadre top di ogni campionato, è lì che uno vuole andare. Per come vedo io il calcio, per come lo vivo, per le mie ambizioni, l'obiettivo è crescere e arrivare a risultati importanti: sono queste le cose che vuole un calciatore. Ma lo dico con sincerità: adesso non ci penso. Sono contento a Bologna. Se arrivasse una proposta di un club da scudetto uno potrebbe fare delle valutazioni. Ma non adesso». 

Il Bologna non può essere la squadra del salto di qualità?

«Credo che questo club il salto lo possa fare. In Italia ci sono tante squadre, quelle che si chiamano big, come la Roma, la Lazio, l’Inter e tante altre. Ma noi, per come siamo messi, possiamo fare un salto. L’obiettivo più importante è consolidarci, trovare il miglior gioco, fare un passo alla volta e crescere tutti». 
 
L’Europa con il Bologna sarebbe un incentivo per restare a lungo.

«Sarebbe bello. Chiaramente se il Bologna arrivasse in una coppa europea sarebbe anche bello restare». 
 
Intanto oggi c’è da giocarsela contro la Roma all’Olimpico.

«Questa partita può dire tanto. La Roma è una squadra forte, ed è sempre bello affrontare gare così. La singola sfida va però guardata anche nel complesso. I prossimi trenta giorni saranno difficili. Gennaio è un mese che racchiude tante sfide. Gare che giocheremo per portare tre punti a casa. Arriva un mese troppo importante con tante partite insieme, anche la Coppa Italia, e quindi dobbiamo essere pronti a tutto. Dovremo gestirci bene fisicamente, ma sono fiducioso».  

La pausa vi ha fatto bene o male?

«È stato strano: mai successo di fermarsi in questo modo. Però abbiamo lavorato e arriviamo bene a questa partita. Abbiamo finito nel modo giusto prima del Mondiale e ora dobbiamo riprendere quel percorso, continuare da lì. La pausa è arrivata nel nostro momento migliore. Fermarci cinque giornate prima magari sarebbe stato meglio, non lo so. Ora conta affrontare a tutta la parte di stagione che resta». 
 
Questa sarà anche la gara nel ricordo di Mihajlovic.

«La sua morte ci ha segnato. A me, a tutti quanti. L’abbiamo avuto come allenatore tanto tempo, abbiamo vissuto il percorso della sua malattia. La sua scomparsa ci ha colpiti, è una cosa che ci ha fatto tanto male». 

A lei cosa ha insegnato Sinisa?

«A livello pratico, quando sono arrivato qui mi ha spostato un po’ più dietro e questo mi è stato utile. Mi ha insegnato molto sulla fase difensiva. Anche questo aspetto mi ha fatto crescere. Però non è tutto». 

C’è la parte emotiva.
«Non ci sono aneddoti, io non parlo tanto con gli allenatori. Ma il coraggio con cui Mihajlovic ha affrontato la sua malattia è stato certamente un insegnamento forte, importante per ognuno di noi».  
 
Con Thiago Motta, invece, è tornato a giocare in posizione più avanzata.
«Quando giocavo in Argentina lo facevo già, con il mister ho ripreso a farlo. All’inizio non è stato facile: la posizione, lo spazio, tanti dettagli con cui riprendere confidenza. Piano piano mi sono sentito meglio e adesso sono contento».  
 
A lei Motta cosa chiede?
«Di usare la testa. Quando devo venire a prendermi la palla, o quando devo creare spazi. Cose così. Quella che scende in campo è una squadra libera, che se la può giocare sempre. Un esterno può venire dentro il campo, un laterale si può alzare e spingere. Non abbiamo una posizione fissa. E si vede in partita». 

 
Che allenatore è Thiago?
«Sempre disponibile e gentile con tutti. Quando è nata mia figlia mi ha lasciato due giorni per restare in ospedale, è uno che ascolta e con lui si può parlare tanto. Lo possono fare tutti. E anche questa è una cosa che si vede sul campo». 
Non si arrabbia mai?
«Trasmette tanta tranquillità. Si arrabbia, certo: quando non facciamo quello che vuole si arrabbia. Ma le sue impressioni non le trasmette in malo modo, non è uno che spacca tutto. Parla, ha creato tanto dialogo. E noi abbiamo un bel gruppo da tanto tempo».  
 
Un gruppo che fa affidamento sempre sui gol di Arnautovic.
«Non vogliamo mettere tutta la pressione su Marko perché faccia gol. Tutti quanti vogliamo essere coinvolti, essere lì, segnare, aiutarci. Tutti vogliamo essere protagonisti». 
 
Infatti Soriano è tornato a esserlo.
«Robi ha sempre lavorato bene, si è allenato tanto, lo ha fatto con voglia ogni giorno. In gruppo è un uomo importante, parla con tutti, e quando non è stato bene non si è perso d’animo». 
Chi manca all’appello è Zirkzee?
«Lui ha giocato bene le partite in cui Marko non c’è stato. Ora Joshua è fuori, forse sarà così fino a metà gennaio. Però anche lui, quando ne ha avuto la possibilità, è entrato bene. Sta benissimo anche in gruppo».
Cosa è successo a questo Bologna? L’inizio era stato difficile.
«Le prime partite lo sono state. Venivamo da un periodo complicato. Poi abbiamo vinto con la Fiorentina, un successo che non in molti si aspettavano. Con l’Empoli avevamo tanta fiducia, ma abbiamo perso inaspettatamente. Con la Juve abbiamo giocato male, con la Sampdoria eravamo nervosi. Poi, con il Napoli, abbiamo giocato con la testa libera. Non avevamo niente da perdere. Ora stiamo bene». 

 
Vi aspettate risultati a sorpresa?
«All’inizio, come succede dopo ogni estate, le prime gare saranno sempre un po’ particolari. Ma non ci riguarda. Noi dobbiamo pensare a vincere tutte le partite. In questa fase in cui si ricomincia e anche dopo». 
 
Il Napoli è da scudetto?
«Per come sono andati fino a oggi sì. Vanno bene in Champions, vanno bene in campionato. È la squadra più forte. Però non si sa mai, il campionato è lungo. Dopo questa pausa bisogna vedere cosa succede». 
 
Anche l’Argentina era la squadra più forte. Messi l’ha sentito?
«Sì, dopo il successo al Mondiale ho mandato un messaggio a lui e a tutti gli altri. Complimenti. Quel successo lo cercavano da tanto tempo. E io sono felice per tutti loro. Sapevo che avrebbe vinto l’Argentina, ne ero sicuro».  
Che significato ha per voi argentini?
«È qualcosa di fantastico. L’Argentina è un Paese che vive il calcio, e lo vive a mille. Un successo che aspettavamo da tanto tempo. Puoi vincere tutto, ma il Mondiale è diverso, è un’altra cosa. Per l’Argentina è una felicità enorme». 
 
Dica la verità: le dispiace non essere stato convocato?
«L’obiettivo era andare in Qatar, poi ho avuto l’infortunio. Quando mi sono ripreso non sono mai stato al livello giusto. L’illusione di essere convocato l’ho sempre avuta, ma non ero pronto. Fisicamente non stavo al cento per cento. Sono contento per l’Argentina. Io lavorerò tanto per esserci la prossima volta». 


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