Cagliari, intervista a Mario Passetti: «Lo stadio per noi è condivisione»

A colloquio con il direttore generale del club sardo: «Mercoledì sveleremo i tre progetti. Ascolteremo tifosi, istituzioni e media, poi sceglieremo»
Cagliari, intervista a Mario Passetti: «Lo stadio per noi è condivisione»
Giuseppe Amisani
6 min

CAGLIARI - Entra nel vivo mercoledì prossimo il viaggio che porterà alla realizzazione del nuovo stadio del Cagliari e che potrebbe concludersi entro la fine del 2021. Una struttura moderna, confortevole e fortemente identitaria che dovrà essere inserita nel contesto sociale del quartiere Sant'Elia.

Mario Passetti, direttore generale del Cagliari: cosa accadrà mercoledì prossimo?
«Sarà il culmine di un processo di scelta molto innovativo che si basa su un principio di condivisione assoluta. Presenteremo i tre studi che hanno superato la concorrenza dei venticinque in corsa dopo un'analisi interna. I tre gruppi di progettisti esporranno le loro idee a tifosi, istituzioni e media così riceveremo importanti indicazioni da tutti delle quali terremo conto per decidere entro aprile a chi affidare l'incarico».

Cosa succederà dopo?
«Una volta assegnato l’incarico, il gruppo prescelto inizierà a lavorare sul progetto definitivo. L’elaborato una volta terminato avrà 180 giorni di tempo per ottenere la pubblica utilità dopodiché ci sarà un bando di gara che verrà chiuso in 90 giorni. Aggiudicato il bando si stima che l’opera potrà essere completata in 24 mesi».


Come procederete alla scelta tra i tre competitors rimasti in gara?
«Con l'aiuto di tre società di consulenze, abbiamo realizzato un modello di valutazione che racchiude parametri quantitativi e qualitativi che vanno dall'impatto sociale della struttura che dovrà essere univocamente lo stadio del Cagliari, di Cagliari e della Sardegna, agli aspetti architettonici e del design, alle funzioni accessorie per uno stadio che dovrà vivere tutti i giorni dell'anno, alla Fan Experience e che sia una stadio capace di restare moderno nel corso degli anni».

Qualche anticipazione sui progetti di J+S con One Works, Tractebel-Engie e Sportium?
«Saranno una sorpresa per tutti, ma posso dire che partendo dall'idea del legame con il territorio, tutti e tre hanno sviluppato in maniera diversa lo stesso concetto».

Avete cambiato idea sulla capienza alla luce della nuova risposta positiva del pubblico?
«Siamo partiti da ventunmila posti ma in questi mesi ci siamo convinti che è giusto dotarci di uno stadio più ampio che possa ospitare fino a ventiquattro mila spettatori. Abbiamo anche chiesto ai tre studi di valutare una eventuale estensione della capienza che ci permetta di ospitare le competizioni internazionali, vedremo se esistono delle soluzioni modulari».

Una bella soddisfazione verso chi pensava che la Sardegna Arena sarebbe passata da struttura provvisoria a stadio definitivo...
«Forse perché, nonostante sia stato fatto in appena quattro mesi, grazie a Stefano Signorelli e al suo gruppo, abbiamo voluto che fosse bello seppure temporaneo e lo abbiamo dotato di tutte le caratteristiche perché fosse funzionale dotato di sky box, area dedicata ai bambini e museo».

Uno sguardo alla squadra. Sono già arrivati messaggi dai tifosi juventini per cercare di fermare il Napoli?
«Diciamo che ci siamo auto-mandati i messaggi. Sono quelle partite così belle da giocare che non hai bisogno di ulteriori stimoli. Noi arbitri dello scudetto? Per il Cagliari questa è una partita che ha una valenza speciale e per cercare di far bene contro una squadra come il Napoli sarà fondamentale scendere in campo ricordando il valore della maglia che indossiamo».

A ricordarvelo ci sarà il pubblico delle grandi occasioni...
«Un valore aggiunto per noi, ma non dimentico partite come quella contro la SPAL con lo stadio pieno che ha avuto un ruolo determinante nella vittoria. Evidentemente i tifosi capiscono quando sia importante che siano con noi non solo nelle partite contro le big. Ma il calore non ci manca di sicuro visto che negli ultimi tre anni abbiamo raddoppiato il numero degli abbonati, abbiamo il secondo fattore di riempimento dello stadio in Italia alle spalle solo della Juventus e possiamo contare su migliaia di follower sui social».

Per chiudere con uno sguardo sul mercato, rifareste tutte le scelte a gennaio compresa quella di non dare a Cigarini un vice?
«Siamo la terza squadra che, questo inverno, ha investito di più e anche in estate non siamo stati certo a guardare. C'è chi ci rimprovera del vice-Cigarini ma secondo me ha una visione miope perché quella è stata una scelta ponderata che rifaremmo visto che abbiamo in rosa almeno altri tre giocatori, Cossu, Barella e Padoin, che possono fare quel ruolo ma nel quale nessuno può rendere al meglio senza l'aiuto dei compagni. I giudizi andrebbero commisurati al rendimento di tutta la squadra e all'avversario, non solo per una partita».

Esiste un caso Giannetti?
«No, così come non esiste un caso Romagna. E' vero che Giannetti era ad un passo dalla partenza ma un problema burocratico dell'Entella ha fatto saltare tutto. Il ragazzo però si allena ed è a disposizione seppure consapevole che nel suo reparto c'è grande concorrenza. E Romagna, dopo una lunga parentesi da titolare, stava rifiatando prima di incappare in una distorsione. Speriamo torni preso a disposizione perché lui, così come gli altri giovani, rappresentano il futuro del Cagliari».


© RIPRODUZIONE RISERVATA