Fiorentina, caos e caso: il 2024 è iniziato malissimo

A novembre la svolta, dopo il 3-1 al Maradona: c’è meno brio. L’analisi del dopo Lecce di Italiano fa riflettere: "Sfortuna e dettagli non allenabili"
Fiorentina, caos e caso: il 2024 è iniziato malissimo© Getty Images
Alberto Polverosi

Così non va bene. Non è andato bene il mercato, non vanno bene i risultati, non va bene il gioco e non vanno bene le spiegazioni dell’allenatore al periodo che sta attraversando la Fiorentina. Gino Bartali direbbe: “Gl’è tutto sbagliato, gl’è tutto da rifare”. In questo caso si può aggiungere: “gl’è tutto da rifare com’era prima”. Prima che la Fiorentina smettesse di giocare (dicembre, ma i risultati continuavano ad arrivare) e prima che smettesse di lasciare punti per strada. 

Fiorentina, l'inganno di dicembre

Fino a novembre la squadra era bella, vivace, brillante, aveva difficoltà a far segnare i suoi centravanti, ma gli spunti di Gonzalez e il gioco di Italiano la tenevano su anche sul piano tecnico. La partita più bella al Maradona, a inizio ottobre: 3-1 dei viola con spettacolo. Poi, lentamente, la Fiorentina ha rallentato. I risultati nascondevano la flessione del gioco, a dicembre i tre 1-0 consecutivi con Verona, Monza e Torino avevano messo in risalto un aspetto nuovo per questa squadra, la concretezza. Poco gioco, grandi risultati. Ma dal 6 gennaio (sconfitta a Reggio Emilia col Sassuolo) in poi, la Fiorentina si è spenta. Fine della brillantezza e fine anche della concretezza 

Fiorentina, cosa è successo

La Fiorentina ha chiuso il 2023 al quarto posto, a -3 dal Milan e a +2 dal Bologna. Un club che crede di poter competere davvero per un posto in Champions, sul mercato fa uno sforzo, un investimento, cercando di esaudire le richieste dell’allenatore che, ben oltre ogni ottimistica previsione, aveva portato fin lassù la squadra. Si è capito che Commisso e i suoi dipendenti non ci credono. Dopo l’inevitabile cessione di Brekalo, Italiano aveva chiesto un’ala, perché è sulle ali che sta facendo giocare la squadra da due anni e mezzo. Gli hanno comprato un centravanti, forse perché quello scelto da lui in estate (Nzola) è stato finora un fallimento. Così oggi la Fiorentina per giocare col 4-2-3-1, cioè con due esterni e una sola prima punta, ha in organico tre ali e mezzo (Ikoné, Sottil, Gonzalez più mezzo Kouame) e tre centravanti e mezzo (Beltran, Nzola, Belotti, più mezzo Kouame). E’ come suggerire al tecnico di cambiare gioco. Ma al di là delle scelte, il mercato della Fiorentina ha dato l’idea di una mancanza di strategia, di prospettiva e anche di fiducia 


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Fiorentina, smarrita l'identità

A gennaio e inizio di febbraio i viola non hanno mai vinto, se non ai rigori nei quarti di Coppa Italia col Bologna. Sei partite, quattro sconfitte e due pareggi, quattro gol segnati, dieci subiti. Se si esclude una bella fetta della gara con l’Inter, non hanno mai giocato bene, non sono mai tornati sui livelli autunnali. L’infortunio di Gonzalez, unico giocatore in grado di saltare l’uomo, ha inciso in questo calo netto, ma non è una spiegazione esauriente. La Fiorentina ha perso la sua identità, è diventata una squadra quasi banale, facile da mettere sotto, come non lo era mai stata nella gestione di Italiano. 

Fiorentina, gli errori sul campo

In questo periodo le scelte dell’allenatore sono state di difficile comprensione, quelle di Lecce più di altre, col centravanti Nzola trasformato in ala destra a inseguire due terzini che non poteva in alcun modo controllare: Gallo lo ha messo in crisi per più di un’ora, Dorgu lo ha inchiodato con il gol del 3-2 (libero in area viola, Nzola chissà dov’era). Dal mercato non sono arrivate le ali? Allora sulla fascia ci metto Nzola. Non crediamo sia stato questo il ragionamento di Italiano, ma allora quale? Peraltro un esterno ce l’aveva, anche se si parla di un terzino, ovvero Parisi. Nzola, da quella parte, era un’assurdità. Poi, per rimontare, dentro tutti i centravanti col debutto di Belotti. Da una sola punta (in passato) a tre tutte insieme. Dopo il miracoloso vantaggio, fuori Beltran che aveva appena segnato e ancora dentro e ancora a destra Nzola. E’ difficile capire. 

Fiorentina, le spiegazioni

Preoccupa anche l’analisi dell’allenatore a fine partita. Italiano ha detto che i dettagli non si allenano. Mica vero. Il tecnico deve allenare anche i dettagli. Ma soprattutto ha spiegato la sconfitta dicendo che "le partite ci stanno girando male" e che "abbiamo pagato 4 minuti di follia". Certo, i gol della rimonta leccese sono arrivati nel recupero, ma se il primo tempo fosse finito 3-0 per la squadra di D’Aversa nessuno avrebbe potuto dire niente. E’ l’autocritica che manca, è l’analisi di quel primo tempo di totale sottomissione che va approfondita, è la visione più ampia di tutto questo complicato periodo che va chiarita. Come si spiega un calo tanto evidente? E quelle scelte a Lecce? Perché arrivavano con tanta facilità in area viola? Italiano ha parlato della traversa di Belotti, ma nei primi 45' c’erano stati un palo e una traversa del Lecce, e c’erano state le grandi parate di Terracciano. C’era stata, soprattutto, la totale assenza della Fiorentina in area pugliese: due conclusioni, tutt’e due lontane dai pali. Dalla meritata sconfitta di Lecce alla prossima partita col Frosinone passeranno nove giorni, al Viola Park c’è tutto il tempo per una riflessione. Possibilmente accurata. 


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Così non va bene. Non è andato bene il mercato, non vanno bene i risultati, non va bene il gioco e non vanno bene le spiegazioni dell’allenatore al periodo che sta attraversando la Fiorentina. Gino Bartali direbbe: “Gl’è tutto sbagliato, gl’è tutto da rifare”. In questo caso si può aggiungere: “gl’è tutto da rifare com’era prima”. Prima che la Fiorentina smettesse di giocare (dicembre, ma i risultati continuavano ad arrivare) e prima che smettesse di lasciare punti per strada. 

Fiorentina, l'inganno di dicembre

Fino a novembre la squadra era bella, vivace, brillante, aveva difficoltà a far segnare i suoi centravanti, ma gli spunti di Gonzalez e il gioco di Italiano la tenevano su anche sul piano tecnico. La partita più bella al Maradona, a inizio ottobre: 3-1 dei viola con spettacolo. Poi, lentamente, la Fiorentina ha rallentato. I risultati nascondevano la flessione del gioco, a dicembre i tre 1-0 consecutivi con Verona, Monza e Torino avevano messo in risalto un aspetto nuovo per questa squadra, la concretezza. Poco gioco, grandi risultati. Ma dal 6 gennaio (sconfitta a Reggio Emilia col Sassuolo) in poi, la Fiorentina si è spenta. Fine della brillantezza e fine anche della concretezza 

Fiorentina, cosa è successo

La Fiorentina ha chiuso il 2023 al quarto posto, a -3 dal Milan e a +2 dal Bologna. Un club che crede di poter competere davvero per un posto in Champions, sul mercato fa uno sforzo, un investimento, cercando di esaudire le richieste dell’allenatore che, ben oltre ogni ottimistica previsione, aveva portato fin lassù la squadra. Si è capito che Commisso e i suoi dipendenti non ci credono. Dopo l’inevitabile cessione di Brekalo, Italiano aveva chiesto un’ala, perché è sulle ali che sta facendo giocare la squadra da due anni e mezzo. Gli hanno comprato un centravanti, forse perché quello scelto da lui in estate (Nzola) è stato finora un fallimento. Così oggi la Fiorentina per giocare col 4-2-3-1, cioè con due esterni e una sola prima punta, ha in organico tre ali e mezzo (Ikoné, Sottil, Gonzalez più mezzo Kouame) e tre centravanti e mezzo (Beltran, Nzola, Belotti, più mezzo Kouame). E’ come suggerire al tecnico di cambiare gioco. Ma al di là delle scelte, il mercato della Fiorentina ha dato l’idea di una mancanza di strategia, di prospettiva e anche di fiducia 


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