Segna o no, Belotti piace alla Fiorentina: ecco perché

L’energia dell’attaccante porta occasioni: l'ex romanista ha la mentalità adatta per tornare a vincere in Europa
Francesco Gensini
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FIRENZE - Un gol, un assist, una traversa, un palo, entusiasmo, positività e, soprattutto, la certezza che ci puoi contare: ecco che cosa ha portato Andrea Belotti alla squadra viola nei 370 minuti giocati, dal debutto subentrando a Lecce all’inizio della ripresa al “Franchi” tutto in piedi per applaudirlo al momento dell’uscita dal campo al 90’ della partita di lunedì contro la Lazio: e gli applausi dei tifosi trasmettono un impatto dell’ex Roma che va ben oltre i numeri, mai come stavolta davvero freddi per raccontare il resto. Che è tanto.

Belotti, nuova linfa per la Fiorentina

Sì, sul “Gallo” la Fiorentina ci può contare e non è mica poco. L’hanno capito subito Italiano e i compagni di squadra nel primo allenamento svolto al Viola Park dal centravanti bergamasco, che era di giovedì e il giorno seguente avrebbe esordito a Via del Mare: perché in quelle due ore scarse al centro sportivo, sempre Italiano e i compagni, hanno visto un calciatore che aveva una voglia tremenda di riprendersi un ruolo da protagonista e per riuscirci ci stava mettendo l’energia, la spinta psicologica e atletica utili a un gruppo abbastanza depresso per i risultati del 2024, e hanno riconosciuto l’attaccante da 109 gol in carriera in Serie A (ora sono 110) che non poteva aver dimenticato come si segna. Sul Viola Park stava passando una bella ventata di aria rigenerante che proprio ci voleva e i cui effetti si sono fatti sentire non a Lecce, ma la volta successiva col Frosinone, quando Belotti ha firmato la rete dell’1-0, e più ancora due settimane dopo con la Lazio a Firenze, decisivo anche senza andare in gol: nel mezzo c’erano stati Bologna e l’Empoli, un punto in due gare e ovviamente l’ex Roma non è rimasto immune alla pochezza dimostrata da tutta la Fiorentina nelle due occasioni.

Belotti, l’Europa e gli Europei

La differenza sta tutta lì, nel contributo garantito di qualità e quantità di cui tecnico e squadra hanno bisogno. Da un attaccante in primis. E così Belotti intanto si annuncia sempre e comunque con la sua fame di campo e di gol che molto bene fa a tutti, se poi ci aggiunge fatti concreti è meglio: il palo con il colpo di testa a Provedel battuto non lo è stato per questione di centimetri, il rigore guadagnato per il fallo di Casale ai suoi danni nemmeno perché Nico Gonzalez adesso è a due su due (errori di fila dal dischetto), ma l’assist che poteva essere per Beltran ed è diventato per Kayode invece sì, eccome, e in questi tre episodi differenti eppur dello stesso segno c’è tutta l’essenza di questo mese esatto di Belotti a Firenze. Che quasi non viene più da pensare che a Italiano faceva comodo un esterno d’attacco e il mercato di gennaio gli ha portato un centravanti, anche se non uno qualsiasi, bensì quello che la Fiorentina aveva cercato a più riprese negli ultimi anni. E il merito è solo e soltanto del “Gallo”, che di suo s’è messo in testa due obiettivi: Europa viola per l'Europeo azzurro.


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