Fiorentina, l'Europa ti fa bella: Italiano può alzare la Conference League

Viola imbattuti in Conference: solo Lilla e Viktoria Plzen come loro. Il tecnico si appella alla squadra

FIRENZE - Conference League, casa viola. Di questa Fiorentina che se l’è costruita e arredata a sua immagine e somiglianza nel corso delle partite e dei mesi, non senza interventi strutturali specie lo scorso anno a causa di un inizio che più brusco non si può (1-1 al “Franchi contro l’Rfs Riga, sconfitta con tre gol al passivo a Istanbul sul campo del Basaksehir il turno a seguire) al punto da mettere perfino a rischio il passaggio della fase a gironi, non senza modifiche successivamente per coprire un paio di buchi che si erano aperti all’improvviso (2-3 però da 0-3 nel ritorno con il Lech Poznan che a momenti vanificava il 4-1 in Polonia e 1-2 nella semifinale d’andata con il Basilea ribaltato con un epico 3-1 al 129’ in Svizzera). 

Fiorentina, primo obiettivo

Nove vittorie di fila e la conquista della finale di Praga avvalorano l’assunto di partenza, che la squadra viola ha provveduto a confermare e rinsaldare da settembre in avanti: esclusi i playoff d’ingresso, sono sette le gare finora disputate dalla Fiorentina con 3 vittorie e 3 pareggi che hanno prodotto il primo posto da imbattuta nel girone, più il successo per 4-3 sei giorni fa sul neutro di Budapest nell’andata degli ottavi con il Maccabi Haifa. Sette partite intonse come soltanto Lilla e Viktoria Plzen sono riuscite a fare in questa competizione: ma la Conference League è casa viola. E difatti la formazione di Biraghi ci si trova così bene dentro che la finale di Atene per “vendicare” la sconfitta contro il West Ham è in cima alla lista degli obiettivi, forse più del sesto posto in campionato che vale la prossima Europa League (anche vincere la Conference dà lo stesso risultato) e più della Coppa Italia sempre per riprovare a prendersi la rivincita sulla sconfitta subìta all’Olimpico dall’Inter a maggio.

Il cielo d'Atene

C’è quel profumo d'Europa che magari fino a dicembre non inebria (comunque Ferencvaros e Genk sono stati avversari affatto semplici), come invece poi ti entra nelle narici e ti sale su quando si entra nella fase ad eliminazione diretta e aumenta il valore degli avversari da incontrare e da bittare fuori per aggiungere un trofeo (uno qualsiasi) che nella bacheca del club viola non c’è nuovo dal 2001. Ecco perché non è questione d’importanza e di peso specifico della coppa in palio: la Fiorentina vuole mettere mani sulla Conference e alzarla sotto il cielo del Partenone. Stop.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fiorentina, niente scherzi

Trentasette gol realizzati in 15 partite nella stagione 2022-23 (39 in 17 compresi i playoff con il Twente), 18 già segnati in 7 partite nel 2023-24 (20 in 9 considerando in questo caso i playoff con il Rapid Vienna), con medie sempre abbondantemente sopra i 2 a gara, riprove inconfutabili che la Fiorentina in Europa è a casa propria: a patto che faccia la… Fiorentina. Per questo Vincenzo Italiano già domenica sera, con l’adrenalina ancora a mille e il rammarico a duemila per un successo sfumato al 95’ contro la Roma, ha avvertito i suoi: «Testa al Maccabi. Subito». Perché la Conference League la vuole. 


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FIRENZE - Conference League, casa viola. Di questa Fiorentina che se l’è costruita e arredata a sua immagine e somiglianza nel corso delle partite e dei mesi, non senza interventi strutturali specie lo scorso anno a causa di un inizio che più brusco non si può (1-1 al “Franchi contro l’Rfs Riga, sconfitta con tre gol al passivo a Istanbul sul campo del Basaksehir il turno a seguire) al punto da mettere perfino a rischio il passaggio della fase a gironi, non senza modifiche successivamente per coprire un paio di buchi che si erano aperti all’improvviso (2-3 però da 0-3 nel ritorno con il Lech Poznan che a momenti vanificava il 4-1 in Polonia e 1-2 nella semifinale d’andata con il Basilea ribaltato con un epico 3-1 al 129’ in Svizzera). 

Fiorentina, primo obiettivo

Nove vittorie di fila e la conquista della finale di Praga avvalorano l’assunto di partenza, che la squadra viola ha provveduto a confermare e rinsaldare da settembre in avanti: esclusi i playoff d’ingresso, sono sette le gare finora disputate dalla Fiorentina con 3 vittorie e 3 pareggi che hanno prodotto il primo posto da imbattuta nel girone, più il successo per 4-3 sei giorni fa sul neutro di Budapest nell’andata degli ottavi con il Maccabi Haifa. Sette partite intonse come soltanto Lilla e Viktoria Plzen sono riuscite a fare in questa competizione: ma la Conference League è casa viola. E difatti la formazione di Biraghi ci si trova così bene dentro che la finale di Atene per “vendicare” la sconfitta contro il West Ham è in cima alla lista degli obiettivi, forse più del sesto posto in campionato che vale la prossima Europa League (anche vincere la Conference dà lo stesso risultato) e più della Coppa Italia sempre per riprovare a prendersi la rivincita sulla sconfitta subìta all’Olimpico dall’Inter a maggio.

Il cielo d'Atene

C’è quel profumo d'Europa che magari fino a dicembre non inebria (comunque Ferencvaros e Genk sono stati avversari affatto semplici), come invece poi ti entra nelle narici e ti sale su quando si entra nella fase ad eliminazione diretta e aumenta il valore degli avversari da incontrare e da bittare fuori per aggiungere un trofeo (uno qualsiasi) che nella bacheca del club viola non c’è nuovo dal 2001. Ecco perché non è questione d’importanza e di peso specifico della coppa in palio: la Fiorentina vuole mettere mani sulla Conference e alzarla sotto il cielo del Partenone. Stop.


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