De Rossi e il Genoa, cosa manca per chiudere

Daniele ha già dato l'ok e ha l'intesa con il club, ma deve fare i conti con la variabile Vanoli
Chiara Zucchelli
4 min

ROMA - Non è una questione di soldi. Né in un caso né nell’altro. Arriva un punto, nella vita come nel calcio, che diventano marginali. Il nodo è il progetto e la serietà delle decisioni ormai non più evitabili. Oggi il Genoa sceglierà il nuovo allenatore. Il ballottaggio è tra Daniele De Rossi e Paolo Vanoli, con la coppia Murgita-Criscito sullo sfondo. Partiamo da De Rossi. I soldi, si diceva, non sono un problema. Se da giocatore, e lui stesso con onestà rara non lo ha nascosto, ogni volta che c'era un rinnovo di contratto cercava «di guadagnare di più e la società di risparmiare, come logico», da quando fa l’allenatore De Rossi non ha mai dato troppa importanza all'aspetto economico delle trattative. Non lo ha fatto quando ha partecipato da collaboratore tecnico all'Europeo vinto nel 2021(gratis); non lo ha fatto quando è stato prima scelto e poi esonerato dalla Spal; non lo ha fatto quando ha accettato la Roma, il sogno di una vita. E non lo ha fatto neppure nelle ultime 48 ore quando i contatti con il Genoa sono stati più costanti. Il tecnico è a Milano all’Hotel Gallia e aspetta la chiamata definitiva.

I dettagli del contratto di De Rossi

Otto mesi di contratto più rinnovo automatico di due anni in caso di salvezza, per la cifra poi ci mettiamo d'accordo: questo, più o meno, il De Rossi pensiero. Che poi è lo stesso di Paolo Vanoli: l’ex Toro aveva dato priorità alla Fiorentina, orientata però adesso su D’Aversa. Per lui, rimasto fermo dopo la rescissione con il Torino della scorsa stagione, conta solo tornare in pista con un progetto convincente. Di fatto chiede la stessa cosa di De Rossi: fiducia. Il Genoa riflette, è chiamato a non fallire la scelta a maggior ragione dopo la vittoria di ieri guidata dalla coppia Criscito-Murgita a cui una corrente interna vorrebbe affidare la squadra fino a maggio. Una decisione non facile per il nuovo ds Diego Lopez.

De Rossi in attesa

De Rossi aspetta, consapevole che se sarà lui l'allenatore del Genoa vorrà totale convergenza intorno al suo nome. Inevitabile, dopo quello che è successo a Ferrara e Roma dove ha pagato soprattutto situazioni societarie poco chiare che lo hanno costretto a fare da parafulmine oltre il campo. I fatti gli hanno dato ragione: la Spal è ufficialmente fallita, i Friedkin, poco dopo il suo esonero, hanno capito e chiuso il rapporto con Lina Souloukou. Non a caso oggi i rapporti tra Daniele e la proprietà statunitense sono ottimi e da poche settimane è arrivata la rescissione contrattuale. De Rossi ha rinunciato a una parte dei soldi che ancora gli erano dovuti ed è libero di poter firmare con chiunque. Nel frattempo non è stato con le mani in mano: ha studiato, si è aggiornato, ha visto partite e si è occupato anche del progetto Ostiamare. Lavorare da proprietario ha ampliato il suo bagaglio di conoscenze e questo, nella nuova esperienza in panchina, gli tornerà utile. Non ha voglia di scrivania però, ma di campo. Dell'odore dell'erba, del pallone che rotola, delle sale video e della palestra, che spesso apre di mattina presto perché quando allena per lui, famiglia a parte, non esiste altro. È questo che ha detto al Genoa. Oggi dovrebbe arrivare la decisione, a meno che, visti tutti i cambi dell’ultimo periodo e con la sosta che incombe, il Genoa non decida di prendersi qualche giorno in più per riflettere.


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