Inter, più Handa e meno Wanda

Inter, più Handa e meno Wanda
Giancarlo Dotto
4 min

All’Inter cambiano attori e autori, ma non cambia il tema: il piacere perverso di farsi del male. L’ultimo carnefice? Una ragazza di nome Wanda. Probabile reincarnazione dell’ottocentesca Wanda, consorte del barone Leopold von Sacher-Masoch, da cui il concetto di “masochismo”, molto familiare in casa nerazzurra. La Wanda dei giorni nostri resterebbe un’appassionata di contratti, ma avrebbe un calciatore famoso ai suoi piedi, invece che uno scrittore un po’ fuori di testa, di cui sarebbe sposa e agente allo stesso tempo. Rilascerebbe le sue confessioni su Twitter o a “Tiki Taka” invece che sulle pagine di un diario. Come rendere il tutto più incendiario? Immettere nel copione che già scotta per via dell’Ape Regina (Wanda) un Tormentato Allenatore (Spalletti) e uno Spietato Direttore (Marotta), formatosi all’università del cinismo, la Juventus.

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Breve riassunto delle puntate precedenti. Spalletti arriva e dice: «Mauro Icardi è un bravo ragazzo, un grande professionista, sarà un esempio per i compagni, merita di tenere la fascia» (quello che non può dire: “… Nello spogliatoio dell’Inter regna il caos, slavi contro latino- americani. Serve un segnale forte”). Wanda Nara non dice, ma è come se lo dicesse: “Il vostro Icardi esiste solo in un’area di rigore. Fuori da lì il rigore sono io, c’è solo Maurito e Maurito sono me”. Nel frattempo si è presa il centro della scena, rivendica soldi e rinnovi, e ne dice di tutte. Dal «Era già stato ceduto alla Juve» al «Non è un capitano che abbandona la nave», fino all’ultimo «Su Icardi escono cattiverie da dentro l’Inter…». Il Tormentato Allenatore, di suo, aveva appena liberato l’appello: «La società deve intervenire, qualcosa lo disturba…». Come dire, liberiamolo Icardi dalle ansie da contratto, non potendolo liberare da Wanda. Che, nel lambiccato lessico di Spalletti, diventa parafrasata «… le cose che gli girano intorno».

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A quel punto, lo Spietato Direttore decide che è abbastanza. Affonda glaciale prima il bisturi, poi il tweet. Pericolo di cancrena? Si amputa. “Icardi non è un capitano che abbandona la nave…” diventa “Icardi non è più un capitano…”. “Dobbiamo liberarlo dalle ansie da contratto…” si trasforma in un “Cominciamo intanto col liberarlo della fascia”. Nel libero caos del mondo Inter, da sempre dominato dalle bizze dei calciatori, si affaccia la scure. Decapitare uguale decapitanizzare.

In poco tempo, Marotta ha juventinizzato l’Inter. Si chiamino Baggio, Vialli, Del Piero o Icardi, i giocatori non sono mai più importanti del club. Da un lato fa sapere che «non c’è un caso Icardi», dall’altro lo fa esplodere e lo disinnesca allo stesso tempo, il caso, con una mossa che non ammette repliche. In puro stile Juve. E, mentre Marcelo Brozovic piazza il suo like tombale sull’intera vicenda e la sorella di Icardi aggiunge la struggente nota melò in odio a Wanda: «…Povero fratello mio perché continui a permettere questo?», l’unico a tacere è anche l’unico che dovrebbe parlare, Mauro Icardi. Che sceglie il non esserci. Non parla e non si presenta. Non si sa se più degradato dalla società che gli toglie la fascia o da “la cosa che gira intorno” che gli sta togliendo tutto il resto.


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