Inter, Dimarco alla Perisic

La parentesi in Nazionale ha dato un’indicazione: Federico dà il meglio quando può correre, attaccare e crossare e ha tutto per essere l’uomo giusto
Inter, Dimarco alla Perisic© Inter via Getty Images
Andrea Ramazzotti
4 min

MILANO - Gosens dal ritiro della nazionale negli scorsi giorni aveva "reclamato" 4-5 partite da giocare di fila per ritrovare il ritmo gara, ma con un Dimarco così, pare complicato che il tedesco possa trovare spazio nell'Inter di Inzaghi con la continuità reclamata. La prova in Ungheria del prodotto della cantera nerazzurra ha definitivamente aperto gli occhi anche agli scettici che da anni... lo perseguitano: Federico è un giocatore da grande squadra e dà il meglio quando può correre, attaccare e crossare dalla fascia sinistra. Inzaghi lunedì sera ha visto la vittoria degli uomini di Mancini alla Puskas Arena di Budapest e ha preso nota: Dimarco ha confermato di attraversare un momento di forma importante e la sua gamba va sfruttata. Soprattutto in un momento così delicato della stagione.

Dimarco, più marcatore che ala

Finora all'Inter Dimarco è stato utilizzato più da marcatore nella difesa a tre che da quinto di sinistra. Era nei tre dietro a Lecce, con la Cremonese, quando è entrato contro il Milan, con il Toro e quando è subentrato a Udine, più nello spezzone in Champions con il Bayern. Ha invece fatto il laterale mancino con lo Spezia e all'Olimpico contro la Lazio. I numeri dicono che Inzaghi finora lo ha preferito come arma tattica: parte nei tre della difesa perché è bravo a impostare, rapido a portare avanti la palla e intelligente nell'inserirsi negli spazi. Tutto vero e inequivocabile. Ciò premesso, le prestazioni che ha sfoderato in azzurro hanno spinto il tecnico di Piacenza a riflettere, anche perché sull'out sinistra ha l'Inter ha un problema: Gosens non è ancora sui suoi livelli e Darmian va meglio sulla corsia opposta. Da sabato in poi Dimarco sulla fascia mancina può essere una bella iniezione di personalità, spinta, corsa e cross.

Tanta qualità

Federico è rientrato nella notte tra martedì e ieri con il charter azzurro e, come Acerbi, Bastoni e Barella, ha ricevuto da Inzaghi una giornata di relax per ricaricare le batterie (l'ha trascorsa in famiglia). Oggi sarà regolarmente ad Appiano, con il morale a mille dopo la bella prova con l'Italia e i complimenti di Mancini ("E' stato bravissimo perché ha attaccato e difeso senza mai fermarsi. Ha un piede davvero pulito"). Era stato proprio il Mancio, durante la sua seconda esperienza interista, a farlo esordire dal 1' in nerazzurro nell'amichevole contro il Bayern Monaco a Shanghai: fece il terzino sinistro e contro Douglas Costa non furono rose e fiori. Da allora (aveva 17 anni), è cresciuto molto in fase di copertura, ma la specialità della casa è rimasta il calcio: crossa benissimo su punizione o angolo, ma anche in velocità, dalla trequarti o arrivando sul fondo. Non ha la fisicità e la qualità del Perisic versione 2021-22 (impossibile da ritrovare uno così), ma in un'Inter che a sinistra non trova una soluzione affidabile, Dimarco ha tutto per essere l'uomo giusto. A Budapest, dove è entrato nella storia firmando la rete azzurra numero 1.500 (la sua prima...), lo si è capito chiaramente e una notte così non se la dimenticherà per un po'. Da ieri però Federico ha la testa "sintonizzata" solo sulla squadra del suo cuore, quella per cui tifava da bambino: aiutarla a uscire dal momento difficile ed esultare sabato dopo il 90' sotto quella Curva Nord, dove ha passato tante domenica da ragazzo, è ciò che sogna di più.


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