Inter, la storia o l’incubo

Contro Benfica, Empoli e Juventus tre risposte decisive per scongiurare il rischio di un pesante ridimensionamento
Inter, la storia o l’incubo© Inter via Getty Images
Pietro Guadagno
4 min

MILANO - Da un estremo all’altro: la stagione nerazzurra potrebbe diventare storica, ma anche trasformarsi in un clamoroso fallimento. Esistono anche prospettive intermedie, ma solo il fatto che ci siano ancora così tante possibilità impone che giudizi e bilanci vengano rimandati almeno fino ai primi verdetti. La conclusione ideale dell’annata, insomma, prevede un’Inter qualificata alla prossima Champions, vincitrice della seconda Coppa Italia consecutiva (dopo il bis in Supercoppa) e, soprattutto, campione d’Europa nella finale di Istanbul. Significa sognare troppo? Fino ad un certo punto, visto che i nerazzurri hanno già sovvertito i pronostici fatti al momento del sorteggio del girone, quando si ritrovarono come avversari il Bayern e Barcellona. E comunque in una finale, una volta arrivati, può accadere davvero di tutto. C’è anche l’altro lato della medaglia, però, vale a dire quello con un’Inter senza nulla in mano: niente quarto posto, niente Coppa Italia e stoppata in Champions. Nessuno, tra viale Liberazione e la Pinetina, vuole prendere in considerazione una simile eventualità, ma chiaramente non è da escludere. Assieme alle conseguenze che un flop del genere provocherebbe, per la società, per Inzaghi e pure per i giocatori.

Settimana decisiva

In mezzo a tante incertezze, almeno esiste una certezza, ovvero che l’Inter ha comunque il suo destino in mano: si tratta di andarselo a prendere, scendendo dalle montagne russe e trovando, finalmente, continuità anche in campionato. Nel giro di una settimana ci saranno già importanti risposte: domani il ritorno con il Benfica, domenica la trasferta in casa dell’Empoli e il 26 aprile l’altro ritorno con la Juventus, in Coppa Italia. Anche se con i portoghesi si potrà gestire il 2-0 del Da Luz, l’ideale sarebbe infilare tre vittorie. Vorrebbe dire dimostrare di essere vivi, pronti e determinati. E Inzaghi, dopo il Monza, parlando con il gruppo sta proprio insistendo su questi concetti: nulla è precluso, i giochi non sono ancora fatti e ci sono tutte le possibilità per raggiungere tutti gli obiettivi. Reggere il triplo fronte non è semplice. E l’Inter sta mostrando tutte le sue difficoltà nel riuscirci. Ma, qualora dovessero mancare le energie, l’orgoglio e la determinazione dovranno fare la differenza.

Non più di due anni

Come già sottolineato, arriverà comunque il momento di tirare una riga e valutare quanto è accaduto in un’annata quantomeno singolare. Molti di questi giudizi ruoteranno attorno alla figura di Inzaghi, che ha certamente commesso qualche errore, ma gli va pure riconosciuto di aver riportato l'Inter nell'élite europea, Come, invece, non era riuscito a Conte. Resta il fatto che, anche in caso di epilogo trionfale dell’annata, si potrebbe consumare quel divorzio che in molti danno già per scontato. Del resto, le distanze che si sono create in questi mesi non si possono colmare in un attimo, come la sintonia che, almeno in parte, è venuta meno non si può ricreare automaticamente. Peraltro, resistere al massimo due stagioni sulla panchina nerazzurra è in linea con quanto accaduto da 14 anni a questa parte, ovvero dal “regno” di Mourinho. Contando, appunto, il tecnico portoghese, l’Inter ha avuto ben 14 allenatori differenti e solo Conte e Spalletti, dopo lo Special One e prima di Inzaghi, sono rimasti in sella per due anni. Mentre ad altri è andata decisamente peggio. «Allenare l’Inter è come stare in una centrifuga», aveva detto Trapattoni qualche decennio fa. Beh, forse da allora non è cambiato nulla…


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