MILANO - Il tetto d’Europa sarà italiano o inglese? Lo scopriremo nella notte del 10 giugno. Intanto, la finale tra Inter e Manchester City si può catalogare come l’ennesima sfida tra le due storiche nazioni, nonché tra due scuole calcistiche. Tutto è cominciato l’11 luglio 2021, quando le nazionali di Mancini e Southgate si affrontarono a Wembley con in palio il titolo del Vecchio Continente. Ci vollero i rigori, dopo il botta e risposta tra Shaw e Bonucci, ma trionfarono gli azzurri. Ebbene, da allora, Italia e Inghilterra hanno giocato contro anche in Nations League, due volte, e pure lo scorso anno per la prima gara di qualificazione all’Europeo 2024. A ottobre, inoltre, ci sarà il ritorno di quest’ultimo confronto. Insomma, nello spazio di poco più di due anni, ben 5 incroci. E allora la finale di Champions si può dire che sia una prestigiosa appendice, alla luce del nutrito gruppo di protagonisti che fanno parte delle due rose. Agli ordini di Mancini, infatti, ci sono Barella, Acerbi e Bastoni (presenti a Wembley), a cui negli ultimi mesi si sono aggiunti Dimarco e Darmian. Guardiola, invece, può contare su Stones, Walker, Philips, Foden e Grealish: tutti sconfitti in quella prima finale e ora, evidentemente, a caccia di una “vendetta”.
Quella rivincita in Nations League
Volendo, una prima rivincita l’hanno ottenuto proprio a marzo, nell’ultimo scontro diretto. Grazie ai gol di Rice e Kane (ininfluente la prodezza di Retegui), infatti, l’Inghilterra ha sbancato il Maradona, guadagnandosi il vantaggio nel girone di qualificazione a Euro 2024. In campo, di coloro che si “rivedranno” anche a Istanbul, c’erano Walker, Stones, Philips, Grealish (subentrato), da una parte, Acerbi e Barella, più Darmian in panchina, dall’altra. Quella sconfitta resta comunque rimediabile e non necessariamente condizionante. Agli inglesi, invece, era andata decisamente male anche in Nations League, nonostante di fossero trovati di fronte un'Italia ancora "sanguinante" per l'esclusione dal Mondiale. Dopo lo 0-0 a Wolverhampton - protagonisti Acerbi, Dimarco, Walker, Fosen e Grealish -, infatti, a San Siro, è andato in scena il match decisivo per la qualificazione alla fase finale della competizione. E, anche in quel frangente - ad affrontarsi sul campo Acerbi, Barella, Dimarco, Foden, Walker e Grealish, entrato in corsa-, sono stati gli azzurri a spuntarla: di misura, grazie alla prodezza di Raspadori, ma comunque con merito. L’ago della bilancia, insomma, è ancora spostato dalla parte italiana. Istanbul, allora, può confermare la nostra capacità di prevalere quando veramente conta. Oppure rimettere tutto in equilibrio. Ferma restando la differenza che comunque esiste tra un Europeo per nazioni e una Champions League.
Orgoglio italiano a Istanbul
Tanto più che, in Turchia, non ci saranno soltanto italiani e inglesi, ma sarà comunque una finale dalle molte nazionalità. Per l’Inter, però, è comunque significativo che il ritorno su un palcoscenico così importante sia avvenuto con una precisa e netta impronta azzurra. Nel 2010, ad esempio, l’undici titolare era tutto straniero. Anche in panchina sedeva Mourinho, mentre ora il "condottiero" è l'italiano Inzaghi. Sabato sera, inoltre, tutti i 5 nazionali di Mancini, vale a dire quasi metà squadra, saranno in campo dall’inizio. Nel City, invece, presumibilmente saranno “soltanto” 3, ovvero Walker, Stones e Grealish. Saranno comunque sufficienti per sentire il confronto e per avvertire ancora il dolore per la sconfitta di Wembley. Inevitabile, quindi, che anche l’orgoglio e il senso di appartenenza faranno la loro parte.