Inter, Zhang e la leva di controllo

Leggi il commento del Corriere dello Sport-Stadio sulla situazione finanziaria del club nerazzurro
Inter, Zhang e la leva di controllo© Inter via Getty Images
Alessandro Giudice
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I documenti diffusi da Calcio&Finanza sul bilancio del veicolo lussemburghese a cui Oaktree erogò, nel 2021, un prestito da 275 milioni confermano che il debito, cioè la leva su cui poggia la catena di controllo dell’Inter, aumenta a ritmo esponenziale. Il club è controllato da un domino di holding formalmente riconducibili alla famiglia Zhang, ma le quote della controllante diretta Grand Tower sono in pegno a Oaktree a garanzia del prestito che, come già ampiamente noto, produce interessi del 12% annuo che Grand Tower non è tenuta a pagare essendo capitalizzati e accrescendo così il valore finale, da rimborsare tra soli dieci mesi. Con questo schema, al 31 dicembre il debito di Zhang verso Oaktree aveva raggiunto quota 330 milioni ma da un semplice calcolo sfiorerà i 400 alla scadenza del prestito.

Inter, il passivo e i conti 

Ma è l’intera struttura finanziaria dell’Inter a poggiare sui debiti. Il bilancio di gruppo mostra un patrimonio netto negativo, nonostante la rivalutazione del marchio, ma pure l’ultimo bilancio civilistico della capogruppo (al 30 giugno 2022) mostrava un passivo superiore all’attivo, seppure l’azionista avesse ancora spazio per ricostituirlo convertendo in capitale i finanziamenti soci. Il dubbio è se il bilancio 2023 mostrerà perdite tali da erodere ulteriormente il patrimonio netto e per quale importo. L’Inter ha potuto rinviare al futuro la copertura delle perdite grazie ai decreti per l’emergenza Covid ma il modus operandi di una società non può basarsi sulle rappresentazioni contabili perché perdite strutturali generano fabbisogni di cassa colmabili solo vendendo asset (cioè giocatori) e limitando al minimo gli investimenti, non sembrando oggi l’azionista in condizione di coprirli. I debiti sono in tutti i livelli della catena: a monte, al centro e pure a valle: la controllata Inter Media ha in carico 407 milioni di bond garantiti dagli incassi dei diritti tv, di cui il club non può disporre per il finanziamento della gestione prima di accantonare somme a copertura degli interessi. Il finanziamento di un business ha due fonti: l’equity (cioè il patrimonio degli azionisti) e il debito. L’equity di Zhang è via via sparita, sostituita dai debiti, così che l’azionista è solo di nome: non rischia più nulla. Un’intera struttura societaria priva di equity (il gruppo FC Inter) è messo a garanzia del piano di sopra, una costruzione di scatole in cui c’è solo debito. Le perdite future del piano di sotto dovranno essere ripianate coi proventi ricevuti dal debito del piano di sopra.

Zhang, rifinanziamento del prestito

Una piramide di passività. Se riuscisse a vendere l’Inter, Zhang (e il suo misterioso socio Lion Rock) dovrebbe utilizzarne i proventi, decurtati del debito, per ripagare il prestito verso Oaktree. In più, l’attuale presidente è inseguito dai creditori cinesi per un bond non ripagato a Hong Kong su cui c’erano le sue firme a garanzia. Ma pare risulti, ad oggi, nullatenente. In questa situazione, l’Inter volteggia nell’aria come un palloncino soffiato dai miracoli che quotidianamente (ormai da anni) compie l’area sportiva (Marotta e Ausilio in primis) e il management societario: costretti a reggere da soli una situazione difficilissima. Con risultati sportivi, fin qui, enormemente superiori a quanto consentirebbe una situazione ai limiti del paradosso: una società senza azionista, col rischio d’impresa esternalizzato su creditori e finanziatori. In tutto ciò, Zhang allude al possibile rifinanziamento del prestito Oaktree: un’idea incredibile perché, ammesso sia reperibile qualcuno disposto a farlo, non ha alcun senso economico rifinanziare un debito a tassi superiori al 12% per mantenere la proprietà formale di un business in perdita. Aggiungerebbe solo leva alla leva.


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