L'arte di Simone Inzaghi

Leggi il commento alla vittoria dell'Inter e al lavoro delll'allenatore che ha iniziato il campionato mettendo in vetrina Lautaro e non solo
Ettore Intorcia
4 min

Settanta giorni dopo Istanbul, la notte che non ha portato trofei ma consapevolezza sì (e soldi in cassa pure), le certezze restano due. Lautaro è più che mai il leader tecnico e caratteriale di un gruppo rivoluzionato dal mercato e di un reparto avanzato stravolto da scelte ponderate e imprevisti del mestiere. Un attaccante perfetto per giocare in coppia eppure sempre più autosufficiente, costante, indipendente dal partner del momento. L’altra è Simone Inzaghi, costantemente chiamato a garantire che tutto resti com’è mentre dentro e fuori la sua Inter tutto cambia, continuamente, freneticamente, inevitabilmente. Lo agevola il fatto che dopo tutto il centrocampo, al netto di Brozovic, è rimasto lo stesso, anzi con molta più qualità nel primo cambio quando entra Frattesi. Identico motore al centro, stessa coppia di esterni titolari, e insomma i movimenti sono quelli corretti ed eseguiti coi tempi giusti. Il Dumfries visto ieri sera, per esempio, può fare la differenza se riuscirà a creare superiorità negli ultimi trenta metri con la continuità e la concentrazione che non sempre l’hanno accompagnato nella passata stagione.   

Inter, Inzaghi conta anche su Thuram 

San Siro sa essere giudice severo e spietato, chiedetelo pure a Gagliardini, salutato dai fischi, a differenza di D’Ambrosio, in una serata in cui è facile confondersi, perché chi stava con te ora sta dall’altra parte e vicecersa. Ma sa anche coccolarti da subito se scorge in te qualcosa in più. Marcus Thuram è stato accompagnato con affetto e sostegno incondizionato dal primissimo tocco di palla al debutto alla Scala del calcio. Non ha segnato, ma ha fatto vedere buone cose confermando una generosa predisposizione a dialogare con Lautaro e a giocare con e per la squadra. Il rischio in questo avvio di stagione per il francese era quello di restare schiacciato dal paragone con il precedente centravanti.

Inter, per Inzaghi buone premese

La sensazione, interpretando il sound del Meazza, è che parta con una linea di credito aperta a suo favore dal popolo nerazzurro proprio per il fatto di non essere il precedente centravanti. Serviranno i fatti, ma le premesse sono buone. Come quelle di Marko Arnautovic, che ha ritrovato San Siro dopo oltre tredici anni: in poco più di mezz’ora, rispetto ai 55 minuti del 2009-10 (3 sole presenze), ha già sfornato un assist per Lautaro. L’austriaco, uno dei bambini lanciati da Mou, può essere molto di più di un romantico rifugio nell’epopea del Triplete. Statisticamente parlando, in una sola notte l’Inter ha fatto più punti con il Monza di un anno fa: beffata all’andata con il pari, poi affondata al ritorno in una doppia sfida paradigmatica di un cammino complicato, con un’enormita di punti lasciati per strada che costituiscono la base del -18 dal Napoli. Se la doppietta di Lautaro avrà cancellato definitivamente le scorie del passato lo dirà lo sviluppo del campionato nerazzurro. Di sicuro battere il Monza è un buon inizio: la squadra ha una rosa di qualità, rafforzata anche pescando in casa Inter, e Palladino è un tecnico coraggioso e sfrontato abbastanza da far ancora arrossire parecchi colleghi più navigati di lui. 


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