L'Inter di Simone Inzaghi tra le più grandi di sempre con il gioco

Leggi il commento sul 20° scudetto dei nerazzurri che hanno così conquistato la seconda stella
Alberto Polverosi
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Nella sua storia, l’Inter ha vinto tanto, ha vinto tutto, ma forse non è mai stata bella come l’Inter di adesso. Ha sempre avuto campioni straordinari, allenatori di primissimo livello, ha vinto con Herrera che allenava Sarti, Burgnich, Facchetti eccetera eccetera, con Trapattoni e Zenga, Bergomi, Brehme, con Mancini e Julio Cesar, Zanetti, Cordoba, con Mourinho e Julio Cesar, Maicon, Chivu e poi con Conte e Handanovic, Skriniar, De Vrij. Ma questo campionato porta la seconda stella e porta anche il gioco. Inzaghi diventerà famoso come gli illustri predecessori appena citati, la squadra entrerà nel cuore del popolo nerazzurro come quelle di HH e del Trap, di Mancio, di Mou e di Antonio il salentino, e accadrà dopo questo successo, anzi, questo trionfo.

Inter, il cambio di linea per lo Scudetto

L’Inter ha vinto il campionato 2023-24 sorprendendo tutti per il cambio di linea. Non solo forza fisica, carattere, potenza, ma anche tecnica, anche qualità. Ci sono state delle partite che il suo modo di giocare ha letteralmente squilibrato, partite dominate anche sul piano della fantasia. All’ultima giornata del campionato scorso, la classifica diceva una verità, ma anche una mezza bugia: che il Napoli avesse strameritato il titolo nessun dubbio, ma che l’Inter fosse finita al terzo posto a 18 punti di distanza e a -2 perfino dalla Lazio, questo no, non poteva essere vero. Lo ha capito Inzaghi e lo ha capito Marotta che in estate ha consegnato al suo allenatore un organico più completo e più competitivo. Il miglior organico della Serie A.

L'Inter di Inzaghi bella a vedersi

Il Napoli, per demeriti propri, è scomparso subito dalla scena e l’Inter si è approfittata di una concorrenza non all’altezza. Una concorrenza dominata anche negli scontri diretti. Ha vinto ovunque, ha vinto bene, segnando una valanga di gol grazie anche al suo bomber Lautaro. È stata una squadra bella da vedersi. In tribuna o davanti allo schermo ha dato agli spettatori, anche a chi non era suo tifoso, la sensazione che prima o poi avrebbe segnato, che la differenza del suo gioco avrebbe avuto la meglio. È la sensazione che ti trasmette una squadra sicura di sé, capace di capire, interpretare e volgere a proprio favore ogni momento della gara.

Una creatura solida, compatta e convinta

Inzaghi ha dato vita a una creatura solida, compatta, unita e convinta. Ha fatto un gran lavoro, perfezionando un modulo da cui non si è mai staccato e chissà se mai si staccherà. L’attacco sugli esterni, sostenuto dai lanci di Calhanoglu, l’appoggio a metà campo non di uno, ma di due difensori contemporaneamente, la potenza di fuoco di Lautaro, l’aggressività di Thuram, la qualità di Barella e Mkhitaryan, la solidità di Pavard (che si è inserito in un attimo), l’attacco fantastico di Dimarco, la duttilità di Darmian, la rapidità con cui Sommer non ha fatto rimpiangere Onana (anzi), il sostegno in certi momenti di Sanchez, Asllani, Carlos Augusto e Bisseck, tutto questo ha portato l’Inter allo scudetto della stella. Ora la sua scommessa sarà superare quota 20 e se dietro non si danno una mossa è un traguardo più che possibile.


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