«Io tra i pali della Juventus ma Sturaro era Buffon»

Il nostro inviato in campo con i campioni bianconeri e Bwin, è tornato portiere con un... tutor speciale
«Io tra i pali della Juventus ma Sturaro era Buffon»© LaPresse
Edmondo Pinna
4 min

TORINO - E’ vero che i sogni - ogni tanto - si realizzano. Un giorno da professionista. Un giorno da serie A. Un giorno da campione. Coccolato, vezzeggiato, adulato... e, anche, allenato (ma qui si entra nel campo dei miracoli). Un giorno che chiunque ha immaginato di vivere da bambino. Sperando di riuscirci. La fortuna, nello specifico, ha bussato ieri. Alla porta, la possibilità di allenarsi con la squadra campione d’Italia e vice campione d’Europa. Il fatto che tutto si realizzi “nel mezzo del cammin di nostra vita” non ne ha offuscato comunque l’emozione, forse solo più matura, ma comunque fanciullesca. Chi non ha sognato di potersi allenare con i campioni del proprio immaginario? Di emulare le gesta del proprio attaccante (o portiere, nel caso) preferito, al dilà di bandiere e campanili? Un giorno vale, spesso, molto più che semplici ventiquattro ore. E allora, per un giorno ho giocato con la Juve. Di più. Ho parato... beh, diciamo che ci ho provato, a parare, per la Juve, nonostante i guanti religiosamente riposti in un cassetto da qualche anno. Però l’idea di capire da vicino, di vivere anche solo un momento il mondo dei professionisti, è stata più forte dell’età non più tenerissima. Spogliatoio, la maglia è lì, “personalizzata”, per sentirsi professionista. Con noi, Cuadrado - francamente con quei piedi fa quello che vuole - Sturaro (per il sottoscritto, leggerete, una sorta di Angelo Custode), Alex Sandro ed Hernanes. Si sono prestati a guidarci nel nostro pomeriggio speciale, studiato e realizzato da Bwin, leader nel settore del betting e sponsor dei bianconeri.

Sensazione primaria: viaggiano a velocità tripla rispetto al resto del mondo. Te ne accorgi come toccano il pallone di prima, come te lo mettono al millimetro sul piede, con i giri giusti. Per premiare (anche) i nostri sforzi, hanno dovuto spesso abbassare le marce. Ma tant’è, divertimento per noi (sicuro), divertimento per loro (speriamo). Riscaldamento a centrocampo, “torello” e chi sta in mezzo - come quelli “veri” - prende in mano la casacchina verde, partitella quattro contro quattro a porte piccole (in squadra con Cuadrado, per tutti a Vinovo il “Cuadra”, si vince 4-1) e percorso tecnico, slalom, tunnel e tiri in porta. Ma in quella porta volevo starci io, perché lì sono sempre stato, un piccolo regno eredità di famiglia. Anche se poi, da vicino, lo spazio delimitato da pali e traverse ti sembra sempre più grosso di quello che è (o ricordavi). E così, ecco i tiri all’incrocio, ecco il pallonetto che ti chiedi cosa t’abbia trattenuto i piedi a terra (ah, già, l’età....), ecco il tiro che battezzi fuori ed invece è dentro di un metro. Sì, ne prendo (di gol), due o tre le paro, poi vedo che in porta non entra più un pallone. Ringrazio Sturaro, che dietro di me s’era trasformato in Buffon e arrivava (lui sempre) dove non arrivavo io.

In definitiva, non è il gioco di squadra quello vincente? Un giorno alla Juventus, sotto la pelle, ti fa capire - come recita il motto del Barcellona - che per fare di una società un’industria vincente bisogna essere “più che un club”. L’attenzione per i dettagli diventa un segno distintivo. Vivere lo stadio non da tifoso ma da curioso ti fa sentire come forte sia l’impronta della società fondata nel 1897 e divenuta simbolo della Famiglia Agnelli. Per dire, dei particolari: all’interno dello Stadium ci sono diversi punti “Baby park”, la famiglia che va può lasciare i propri bimbi in mani sicure. Chi si diverte con Pogba e Dybala, chi con peluche e pennarelli. Il giorno della partita è salvo. Emozioni - nonostante si parli di campioni - ne deve provare anche la squadra avversaria che arriva negli spogliatoi. Capisce da quello che vede, da quello che sente, da quello che legge, che sì, quella non è casa sua. Mentre lo è dei bianconeri, che per raggiungere gli spogliatoi passano attraverso le foto dei capitani che hanno fatto la storia della Juventus. Emozioni, anche in questo caso, ma volutamente di segno opposto. Esattamente le sensazioni che chi ha progettato, pensato e realizzato questo stadio voleva trasmettere. Si comincia sempre dai particolari....


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