Juve, gli appunti di Sarri

Juve, gli appunti di Sarri© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
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La Juventus non è un videogioco: curiosamente, Sarri l’ha ricordato poco prima di affrontare proprio Supermario. La Juventus ha un gioco, sviluppato ancora con qualche difficoltà e che, tuttavia, produce punti. Da ieri sono tredici, due in meno rispetto all’ultima stagione di Allegri che aveva fatto il pieno. Partita di superiorità ipotetiche, a tratti negate, infine sottolineate, quella della Juve alla quale per battere un gran bel Brescia sono serviti un autogol e una ribattuta di Pjanic. Grazie alla tecnologia deepfake sono riuscito ad accedere agli appunti che Sarri ha preso al Rigamonti.

Nel primo tempo ha scritto: “ma come caz… volo ha fatto Szczesny, credo si scriva così, a prendere un gol del genere?!”; “sfruttiamo poco le linee esterne, ci infi iamo nell’imbuto favorendo chi difende”; “che bu’ di ‘ul… l’infortunio di Danilo, così posso mettere Cuadrado che mi garantisce più profondità”; “Rabiot troppo compassato, ma è giocatore di qualità: devo aspettarlo”; “con Ramsey e Dybala sulla trequarti riesco finalmente a palleggiare”; “il caro, vecchio 4-3-1-2 fa per me”; “che cofana s’è messa in testa la Diletta? Sembra Samantha di Vita da strega”.

Nella ripresa il Nostro ha aggiunto pochissime note, dal momento che la squadra ha preso possesso del campo e naturalmente della partita, pur riuscendo a chiuderla soltanto con la prodezza di Pjanic – il Brescia, tenuto vivo da Joronen, ha avuto almeno tre occasioni per pareggiare. Fin qui abbiamo visto sei differenti Juve di Sarri, un numero ancora insufficiente per trarre delle conclusioni accettabili, infinito è l’elenco delle attenuanti e delle perplessità, compresa quella che la vede sempre imporsi con un solo gol di scarto.

Discreta nei primi tempi di Parma e Brescia, travolgente per un’ora contro il Napoli e di buon livello a Madrid: queste le prestazioni positive alle quali hanno fatto da contraltare i poco confortanti secondi tempi con Parma e Napoli e le interpretazioni con la Fiorentina e il Verona nelle quali la squadra è apparsa confusa, inconcludente, demolendo ogni certezza sul piano del gioco, rimasto un’intenzione. E Supermario Return? Il primo è stato molto simile all’ultimo: poco movimento senza palla, numerosi falli subiti e il solito potentissimo tiro da fermo, ma anche tanta buona volontà. Balo va però valutato sulla distanza medio-lunga. Emozionato il suo sguardo nel pieno del Rigamonti, prima dell’inizio.


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