TORINO - La sfida di Pirlo. Tutto (o niente) in 38 giorni: nove partite per migliorare la pagella e salvare la stagione e la panchina. Il Maestro si è dato un «6 di stima» come parziale bilancio della sua prima annata nella nuova veste da allenatore. Un percorso che è stato fin qui tutt’altro che semplice per mille variabili che hanno influenzato il cammino della Juve. L’incognita Covid, sempre attuale, i tanti infortuni (in primis Dybala, praticamente mai a disposizione), una nuova idea di calcio che ha avuto difficoltà ad attecchire, le tante occasioni perse e i tanti errori che hanno portato al fallimento con il Porto in Champions League e a dire addio già a marzo allo scudetto. Delusioni solo (molto) parzialmente compensate dalla vittoria delle Supercoppa italiana. Il bilancio non può far sorridere, insomma. Da qui arriva la sufficienza «di stima» che Andrea si è regalato, sottolineando che «sicuramente potevo fare di più. Quando non raggiungi certi risultati, il principale responsabile è l'allenatore». Lo sviluppo è chiaro: «continuare a lavorare per cercare di fare meglio».
Un posto in Champions è imperativo categorico per la Juve di Pirlo
Pirlo cerca un finale di stagione in crescendo, per il presente e per il futuro, e per raggiungere l’obiettivo ha un piano articolato in diverse mosse. La prima è quella fondamentale: mettere al sicuro la qualificazione alla prossima Champions League. Un posto nell’Europa che conta è l’imperativo categorico, il traguardo ormai minimo per evitare conseguenze peggiori, che andrebbero oltre il piano sportivo e toccherebbero la sfera economica, con pesanti ricadute sui conti del club già in sofferenza. La corsa è complicata - con sei squadre in nove punti, dai 63 del Milan ai 54 della Roma - e otto turni ancora da disputare.
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