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Del domani, ancora, non v’è certezza. Il futuro di Andrea Agnelli è in divenire, in attesa che passi la tempesta. Una cosa, in ogni caso, è sicura: il presidente si è rituffato immediatamente nell’attualità del campo, ha seguito la squadra come sempre dalla tribuna nella vittoria contro il Parma e i tre punti sono stati una boccata d’ossigeno anche per lui, oltre che per Pirlo e i giocatori, in un passaggio molto delicato. Ci sono Champions League da raggiungere e Coppa Italia da conquistare, due traguardi già di per sé impegnativi, che permettono di mantenere fede all’impegno preso proprio nel momento più complesso: «Mi concentrerò al 110% sulla Juve, con la passione che ho sempre avuto».
Gli attacchi di Ceferin e Aulas
Altra cosa è la bufera politica che lo ha investito e che non accenna a placarsi. Le accuse del presidente dell’Uefa, Ceferin proseguono («Io ingenuo alle promesse di Agnelli? Meglio ingenuo che bugiardo») e pure il numero uno del Lione, Jean-Michel Aulas, con cui vantava un ottimo rapporto, ha puntato il dito: «È una situazione che ci mette a disagio perché aveva la nostra fiducia ed io stesso ero molto vicino ad Andrea. C'era un rapporto professionale ma anche personale. La forma sorprende ancor più della sostanza e c'è una delusione immensa per l'uomo. Ho la sensazione di essere stato preso in giro». Agnelli è solo, quindi, nel contesto internazionale. Le relazioni con le istituzioni, Fifa e Uefa, sono evaporate, ma anche con gli omologhi degli altri club europei l’aria non è più quella di prima. Lo stesso dicasi in Italia, dove il rapporto con la Lega Calcio è ai minimi termini dopo il cambio di rotta nella trattativa con i fondi di private equity. Bisognerà quindi tessere nuovamente la tela, per riposizionare anche la Juve nel contesto nazionale e internazionale.
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