Juve, Allegri gestore senza campioni

Juve, Allegri gestore senza campioni© ANSA
Alberto Polverosi
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Quando domenica sera dallo studio di Dazn si sono rivolti ad Allegri dicendo che la Juventus non era affatto piaciuta nemmeno contro la Salernitana, il tecnico livornese si è stizzito. Se uno entra nella sua logica, capisce anche il perché. Per lui, solo quello che era successo nel finale in campo e davanti al monitor del suo concittadino Banti, con un gol buono negato, la Juventus non aveva vinto di corto muso, le vittorie che Max ama di più. Quindi, perché parlarne male? È il suo pensiero filosofico, la sua linea-guida. Il risultato, sempre il risultato. In realtà, chi vede le partite della Juventus ha rare possibilità di divertirsi. La Juve, da sempre, o almeno negli ultimi 60 anni della sua storia, è tale se ha i giocatori più forti. La Juve non è stata quasi mai un insieme, ma è stata quasi sempre un insieme di campioni. Allegri rientra nel gruppo di Trapattoni, Capello, Lippi, Conte (unica eccezione il suo primo scudetto vinto con i bianconeri: non era davvero una grande Juve), per questo Max ha ragione quando dice: «Provate a togliere alle altre squadre giocatori come Pogba, Chiesa e Di Maria e poi vediamo». Proviamo a togliere a Mourinho, Pellegrini, Dybala e Zaniolo. A Inzaghi togliamo Barella, Dumfries e Calhanoglu, a Sarri Luis Alberto (ci ha provato, eccome, ma ora ci sta ripensando...), Milinkovic e Felipe Anderson, a Pioli Tonali, Leao e De Ketelaere. Insomma, non è la stessa cosa per nessuno. Ed è questa la ragione per cui la Juventus di Allegri, la Juventus vera, non è ancora possibile da giudicare.

Si può giudicare Allegri, questo sì. E allora si può dire che è un vincente a cui non interessa il gioco. Mai interessato se non nella prima fase della sua carriera, quando il gioco serviva anche per farsi notare. Chi ricorda la Spal 2004-05 (seconda stagione da allenatore) lo fa col sorriso sulle labbra. E il suo primo Cagliari, quello della grande rimonta 2008-09 (5 sconfitte di fila a inizio campionato e alla fine un incredibile 7° posto), il Cagliari di Lazzari, Cossu, Matri, dell’indimenticato Astori, rubava l’occhio e quella stagione lo portò a vincere la sua seconda Panchina d’Oro (la prima l’aveva messa in bacheca ai tempi del Sassuolo promosso in B). Al Milan e alla Juve è diventato gestore e per questo ha commesso un errore grave a non accettare il Real Madrid dove ci sono dei dei fenomeni che prendono palla nella propria area, arrivano nell’area avversaria e fanno gol (Valverde domenica pomeriggio contro il Maiorca). Ma anche nel primo periodo juventino, non si possono dimenticare certe partite di Champions, come a Dortmund contro il Borussia, a Londra contro il Tottenham, la rimonta sull’Atletico Madrid, quello era calcio vero, grande calcio.

Ora piano piano Allegri recupera i pezzi. Nella partita che può decidere il suo girone di Champions, mercoledì contro il Benfica, dovrebbe rientrare Di Maria, peraltro un ex della sfida. La presenza di Di Maria è vitale per Vlahovic, che in una squadra senza gioco ha già segnato 4 gol, ma che con l’argentino al fianco o alle spalle può alzare sensibilmente la sua media. Di Maria è determinante anche per tutta la squadra. Nei lunghi momenti di disagio contro la Salernitana, i giocatori della Juve a chi potevano dare la palla per uscire dal consueto imbarazzo? Certo, c’era il lancio di Bonucci per Vlahovic, o il passaggio quasi obbligato per Paredes (deve sveltirsi, il parigino), ma si vedeva chiaramente che mancava l’uomo decisivo, quello che risolve, prende un fallo, provoca un’ammonizione, inventa una giocata, piazza l’assist. Questo giocatore nella Juve c’era già, Paulo Dybala, ma la dirigenza ha preferito che se ne andasse e al suo posto ne ha preso uno simile, più anziano ma della stessa classe. Di Maria e Vlahovic sono gli unici veri campioni da Juve (uno già fatto, l’altro in via di costruzione) come intendevamo la Juve fino a un paio di anni fa. Poi arriverà anche Chiesa e da quel momento non ci saranno più dubbi, questa squadra dovrà prendere a macinare gol e punti, senza altri tentennamenti. In caso contrario, allora sì che Allegri finirà sotto processo con una sentenza già scritta.


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