Juve, arriva la svolta: le mosse di Agnelli per scongiurare il disastro

Basta alibi, nessuno si potrà più nascondere dietro il proprio contratto: l'obiettivo è ripartire e salvare l'onore del club
Nicola Balice
4 min

Spalle al muro. È così che si trova la Juve. Ed è così che Andrea Agnelli ha fatto capire a tutti che devono sentirsi. Indipendentemente dal nome, dal ruolo, dal curriculum, dallo stipendio. Tutti in discussione. Tutti, nessuno escluso. Costi quel che costi. Lo ha fatto capire chiaramente martedì sera, ripresentandosi davanti alle telecamere in un post-partita a distanza di oltre due anni dall'ultima volta, quando il 7 agosto 2020 anticipò il benservito a Maurizio Sarri pur senza esplicitarlo. Dichiarazioni ufficiali pesanti, pesantissime. Ma forse molto meno pesanti delle parole spese pochi minuti prima nello spogliatoio bianconero subito dopo la figuraccia di Champions con il Maccabi Haifa: è lì che Agnelli ha messo spalle al muro tutta la Juve. Ma proprio tutta.

A porte chiuse

Sono tutti in discussione. È in discussione pure Max Allegri, inevitabilmente, nonostante la fiducia incassata per l'ennesima volta anche pubblicamente: non è più intoccabile nemmeno lui, la frontiera della resa dei conti è stata fissata per fine stagione ma senza un'inversione di rotta potrebbe pure essere anticipata. Però restano altri ad avere stesse se non maggiori responsabilità, le orecchie di diversi calciatori fischiano da tempo («Non può essere colpa dell’allenatore se non riusciamo a vincere un tackle», uno dei messaggi di Agnelli). Chiunque dimostrerà con i fatti e gli atteggiamenti di non essere da Juve, potrà o anzi dovrà farsi da parte. E non saranno fatti sconti a nessuno. Nessuno.

Juve, alibi finiti: ora è vietato nascondersi

Non sarà possibile né utile nascondersi dietro un super ingaggio o magari un contratto lungo, non si potrà far scudo di un contesto storico in cui la Juve deve fare attenzione a ogni mossa. Se dovesse essere necessario, si interverrà senza paura delle conseguenze economiche, senza letteralmente guardare in faccia nessuno: l'ultimo bilancio è stato chiuso con un rosso di 254 milioni, ma un momento come questo impone decisioni straordinarie e la Juve di Agnelli le prenderà pur sapendo che questo potrebbe complicare ulteriormente le finanze bianconere. L'onore della Juve viene prima di tutto e va tutelato fino alla fine. A ogni costo. D'altronde peggio di così non può andare, alla Continassa si sta prendendo atto di un percorso che già sta colpendo le previsioni di bilancio: solo un miracolo sportivo può evitare un'eliminazione anticipata dalla Champions che comporterà un mancato incasso di circa 30 milioni, ma la mancata partecipazione alla prossima edizione potrebbe rappresentare un autentico armageddon da scongiurare in ogni modo.

Agnelli ci ha messo la faccia

La scelta delle parole poi è stata del tutto simile a quella che ha visto Agnelli metterci la faccia martedì sera. «Vergogna», è questo il sentimento che mai avrebbe pensato di dover esprimere, comunque l'unico capace di fotografare la situazione di una Juve che di Juve non ha più niente. Le dichiarazioni del numero uno così continueranno a risuonare fino a quando la Juve non tornerà a essere tale: «È il momento dell'assunzione di responsabilità. Io sono qua per questo, anche perché provo vergogna per quello che sta succedendo. Sono estremamente arrabbiato, però anche consapevole che il calcio è uno sport di squadra. L’allenatore è Allegri e rimarrà lui. Ci sono 50 uomini dello staff , 25 giocatori, i dirigenti, in tutto un gruppo di 80-90 persone che deve avere la capacità di ritrovare identità». Quello che Agnelli ha detto pubblicamente, lo aveva fatto capire prima nello spogliatoio: tutti spalle al muro, senza più alibi. Nessuno escluso.


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