La Juve di Allegri in caduta libera: Agnelli è furioso, Elkann ora riflette

La società cerca una via d'uscita da questa crisi senza fine. C'è però un problema molto grave: i costi sono insostenibili. Serviranno scelte nette
Xavier Jacobelli
5 min

Occhio alle date, per capire se e quando arriverà un ruggito degli Agnelli a svegliare la Juve che, dall’inizio di questa tormentata e tormentosa stagione, ha soltanto saputo belare. Il 19 maggio 2010, Andrea viene eletto presidente della Juventus, quarto esponente della famiglia a rivestire la prima carica del club dopo il nonno Edoardo, lo zio Gianni e il padre Umberto. Sotto la guida di Andrea, la squadra vince 9 scudetti consecutivi (record assoluto), 5 Coppe Italia e 5 Supercoppe di Lega, raggiunge per due volte la finale di Champions League; allinea al J-Museum 19 trofei, tanti quanti nessuno prima di Andrea era stato capace di vincere; inaugura lo Stadium; vara la seconda squadra maschile e la prima squadra femminile che conquista cinque scudetti di fila, due Coppe Italia e tre Supercoppe italiane. Il 22 maggio 2022, il Milan diventa Campione d’Italia per la diciannovesima volta e, per la prima volta da quando è presidente, Andrea non vince nulla. Il 4 agosto 2022, a Villar Perosa, John Elkann, cugino di Andrea, proprietario della Juventus, avverte la squadra davanti a lui riunita: «Vogliamo una Juve all’altezza del suo passato, anche in previsione dell’anno che verrà, per noi particolarmente significativo».

L'assordante silenzio di Elkann sulla Juve

Molto significativo: il 24 luglio 2023 la famiglia Agnelli celebrerà i cento anni di proprietà del club, inaugurata proprio dal nonno di Andrea il 24 luglio 1923. Tenendo come bussola le parole pronunciate ad Haifa dal Primo Bianconero, in calce alla “vergognosa” sconfitta patita contro il Maccabi (il copyright dell’aggettivo è presidenziale), si presume che soltanto fra nove mesi si conoscerà il progetto di rifondazione juventina. «La Juve ha sempre fatto le verifiche a fine stagione. L’orizzonte temporale è quello». In Israele, Andrea ha rotto il suo silenzio assordante che si protraeva da troppo tempo. Meno assordante del silenzio di Elkann la cui Exor in due anni ha iniettato 700 milioni di euro nelle casse societarie, prendendo atto nel settembre scorso del quinto passivo consecutivo. Il peggiore: 254,3 milioni di euro. Ma sino a che punto Elkann sarà disposto a sopportare l’andamento gambero? Un fatto è certo: al bivio delle decisioni, sarà lui a indicare la direzione da prendere, qualunque essa sia.

I motivi per i quali Agnelli difende ancora Allegri

Nel frattempo, a giudicare dalle loro reazioni, i molti tifosi della Juve che “faticano a girare per strada” come Andrea (ipse dixit), non hanno gradito la sortita in difesa di Allegri. Dimentichi del palmarès di Andrea medesimo, hanno messo in croce anche lui che Max difende a spada tratta. Come se l’ottavo posto a 10 punti dal Napoli non fosse vero; come se la Juve non avesse un piede e mezzo fuori da questa Champions e persino l’eventuale Europa League sia in bilico; come se, oggi come oggi, anche la prossima Champions League da Torino si vedrebbe con il binocolo.

«In tempo di menzogna universale, la verità è sempre un atto rivoluzionario», ha scritto George Orwell. La verità è che Andrea è coerente con la scelta di avere richiamato Allegri dopo avere esonerato Allegri; avere preso Sarri, che pure ha vinto l’ultimo scudetto e avere esonerato Sarri; avere preso Pirlo che pure è arrivato quarto vincendo la Coppa Italia, la Supercoppa Italiana e avere esonerato Pirlo. La verità è che, difendendo Allegri, Andrea difende se stesso, non capacitandosi del tradimento sportivo di una squadra costruita “per vincere tutto” (ipse dixit/2, dalla lettera agli azionisti spedita la settimana scorsa), ma, allo stato, con un pugno di mosche in mano.

Cosa non funziona nella Juve

La verità è che se Di Maria (citazione non casuale) e altri bianconeri molto meno che brillanti avessero la metà della metà della metà dello spirito Juve incarnato dal furente Andrea di Haifa, le cose andrebbero diversamente. Obiezione della difesa: soltanto chi non fa non sbaglia e, nella caccia all’errore, sono tutti coinvolti sino al collo: allenatore, giocatori, società, staff dell’allenatore. Vero. Ma in prima fila c’è il presidente, cui va riconosciuto di averci messo la faccia, anche se la sortita israeliana era il minimo sindacale a lui richiesto, considerati i chiari di luna e l’onda montante dell’ira tifoidea.

Nella Juve che, per dirla con Bonucci, continua a viaggiare sulle montagne russe, non c’è solo Allegri a giocarsi il futuro. Andrea sa che cosa voglia dire la Juve. L’ha imparato dallo zio Gianni: «È l’amore di una vita intera, motivo di gioia e orgoglio, ma anche di delusione e frustrazione, comunque emozioni forti, come può dare una vera e infinita storia d’amore». È la vergogna che l’Avvocato non aveva mai contemplato. Si capisce perché sia insopportabile anche per ii nipote.


© RIPRODUZIONE RISERVATA