Allegri e l'abuso del muso

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Allegri e l'abuso del muso© Juventus FC via Getty Images
Ivan Zazzaroni
3 min

«Prenda Luciano, è bravissimo». Dopo aver detto a Aurelio De Laurentiis che al Napoli non sarebbe più andato (erano arrivati ai contratti) Allegri ebbe parole di stima per Spalletti che il presidente aveva bloccato da molto tempo. In quel periodo Max, che veniva da due anni di stop e aveva ritrovato forti motivazioni, sentiva l’interessamento del Real Madrid sempre più concreto e si godeva la fase del corteggiamento plurimo al punto che, la sera prima di farsi convincere da Andrea Agnelli, accompagnato da Giovanni Branchini andò a cena con Marotta e Ausilio: gli offrirono la panchina lasciata libera da Conte.

Allegri lancia Spalletti

Dunque, qualcosa di buono Allegri ha combinato negli ultimi venti mesi: ha centrato l’allenatore per il Napoli. Già, perché da quel che sento e leggo, da settembre 2021 sembra che non ne abbia infilata una e che la Juve si sia affidata a un incapace, privo di qualsiasi nozione tattica, poco aggiornato e oltretutto sfaticato (queste, sì, sono cazzatissime). I sei scudetti? Piovuti dal cielo. Straordinario semplificatore e campione italiano di metafore alla livornese - di un ex calciatore che aveva tentato la strada della panchina disse «ha iniziato a fare l’allenatore, durava più sott’acqua» - Allegri s’è fatto scivolare tutto addosso ma poi, carico di tensione e pressioni, in particolare nel post-sentenza, ha sbroccato.

Lo sfogo di Max e le sue ragioni

Lo sfogo di giovedì sera a Sky, fin troppo colorito nei toni, non è piaciuto a tutti e ha prodotto una serie di reazioni stizzite, inevitabili quelle di Bergomi e Costacurta di Sky («le cazzate le dice lui»). Stefano De Grandis, le cui parole hanno offerto lo spunto ad Allegri per esplodere, ha avuto il solo torto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato: le sue valutazioni erano equilibrate, a Max serviva però una pressione, una qualsiasi, sul detonatore del corto muso. L’esegesi della frase sui numeri («ho sempre avuto il miglior attacco e la miglior difesa»), numeri che peraltro gli sono favorevoli, rientra di diritto nella nuova critica ipermuscolare e spesso sgraziata. Leggendo un passaggio dell’articolo di Massimiliano Panarari (la Stampa) sulla deriva trash degli scontri politici, mi sono segnato la chiosa, trovandola perfettamente adattabile al mondo del calcio parlato: «Senza freni e senza filtri in un’escalation incessante giustificata dalla trasparenza. E quanto più si è ultrà ed esagitati, tanto più si viene percepiti come “sinceri” e autentici. Screditando, lanciando anatemi, demonizzando i rivali, e correndo a perdifiato sino a rotolare nel baratro di quella che le sociologhe Sara Bentivegna e Rossella Rega hanno chiamato (in un loro libro per Laterza) la «politica dell’inciviltà».

Il limite alla sopportazione

Tante volte mi chiedo se esista un limite alla sopportazione delle offese e delle prese per i fondelli e se il fatto di guadagnare milioni condanni il bersagliato alla massima tolleranza. Allegri una risposta l’ha fornita la scorsa settimana: «Anch’io sono umano». Se non c’è rispetto reciproco, anche per me è no.


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