Juve-Nantes, il corto muso ora sarebbe oro

Allegri: "Per noi è come una finale. Siamo sereni, dobbiamo passare. Stadio non semplice, speriamo che possano bastare novanta minuti"
Marco Evangelisti
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INVIATO A NANTES - La città si presenta in tinta grigio opaco e intinta nell’umidità. Poi, a mano a mano che ti avvicini al centro, si schiarisce e mostra la sua luce, nordica e medievale. A Nantes si sono messi in testa di eliminare la Juventus dall’Europa League. Ai play off e come se nulla fosse. L’1-1 dell’andata ha gonfiato le prospettive e non importa se la squadra oscilla intorno al tredicesimo posto della Ligue 1, su un costone franoso. La coppa è un’altra faccenda. Adesso si sta dentro o si esce nel giro di due partite. Tutto può accadere e infatti a Torino tutto è accaduto, in campo e intorno al monitor del Var. 

In teoria, questa faccenda del dentro o fuori, con le buone e possibilmente con le cattive, dovrebbe essere il territorio di caccia di Max Allegri, anima semplice e tagliente. Solo che gli ultimi sviluppi hanno intonato il suo umore al clima di questo mezzo nord francese. Sperava in Chiesa: niente da fare, lo stillicidio di rientri ai box continua e l’attaccante è rimasto prima in palestra, quindi a casa. «Dunque non potremo giocare con i tre davanti. In ogni caso, l’importante è che tutti facciano la partita che devono. E che non si regalino di nuovo al Nantes le occasioni che gli abbiamo fornito all’andata», commenta. Contava di far prendere aria a Pogba e anche il centrocampista è rimasto fuori delle fasi determinanti dell’allenamento. E questo ad Allegri ha fatto meno male, tanto si sarebbe trattato giusto di una passeggiata simbolica. Ma intanto, togli uno e togli un altro, Max si ritrova con la rosa limata all’osso e la tensione - più che naturale - a fine corsa. 
Comunque c’è una cosa che ama di partite simili, in particolare di questa in arrivo. La cancellazione della regola del gol in trasferta ha reso pressoché ininfluente il pareggio ottenuto dal Nantes a Torino. D’accordo, sempre meglio andare a casa degli altri con il vantaggio di una vittoria nel panciotto, ma almeno non ci sono calcoli astrusi da far girare in testa e calcoli al fegato da farsi venire. Chi vince oggi va avanti e qualsiasi pareggio porta ai supplementari ed eventualmente ai rigori. Basta mettere la testa davanti alla fine della partita, più corto muso di così. «E speriamo che bastino novanta minuti. Se ne servissero centoventi, sarà importante avere cambi con le caratteristiche giuste». 
In generale una situazione del genere favorisce la formazione di maggiore qualità, nel caso specifico la Juventus e di gran lunga. In definitiva Allegri ha vinto con un gol di scarto cinque volte nel frammento di 2023 che abbiamo vissuto, anche se adesso la storia del corto muso lo fa stranire se sono gli altri a nominarla. A lui continua ad andare benissimo. «Questa è come una finale. Intanto per la storia dei gol in trasferta che non contano più. E inoltre perché sono tre anni che la Juventus esce agli ottavi di Champions. Vuol dire che ora conta solo una cosa: superare il turno». 
Atto dovuto da parte della Juventus, secondo il tecnico dei francesi. Allegri non se la prende e nemmeno ci ride sopra. Sa che di dovuto non c’è proprio niente. «Loro hanno ottimi giocatori e lo stadio non è di quelli facili. Bisognerà far scivolare via un pezzo di partita. Vincere in Europa è sempre complicato, in trasferta ancora di più». Ha una luce in faccia tipo Fbi mentre parla e dà la colpa a quella dell’espressione scura. «Invece sono sereno. Siamo tutti sereni. Dobbiamo esserlo. All’andata abbiamo disputato una buona partita. Alla fine abbiamo concesso due occasioni». Una ha rovinato tutto. Dritta sul corto muso. 


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