Ricorso al Coni sul -15: su cosa si basa la difesa della Juve

La società bianconera ha iniziato la sua rincorsa a livello di giustizia sportiva: ecco come si muoverà
Ricorso al Coni sul -15: su cosa si basa la difesa della Juve© ANSA
Nicola Balice
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TORINO - Come previsto, il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni è arrivato. Poco prima del derby cominciava anche un’altra partita, ben più delicata, per la Juve: quella che vede il club bianconero determinato a ottenere l’annullamento della sentenza della Corte d’Appello Federale. Depositato il ricorso della Juve contro il -15 in classifica, arrivati anche quelli delle persone coinvolte e a cui erano state inflitte pesanti inibizioni: Fabio Paratici (30 mesi), Andrea Agnelli (24), Maurizio Arrivabene (24), Federico Cherubini (16), Enrico Vellano (8), poi congiuntamente da Pavel Nedved, Paolo Garimberti, Assia Grazioli-Venier, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo e Francesco Roncaglio (8). Una linea di difesa comune che consolida la convinzione di poter ottenere quanto richiesto. Facendo riferimento «all’estinzione dell’azione disciplinare promossa dalla Procura Federale per decorso dei termini». Ma soprattutto per diverse altre motivazioni, riassumibili in quattro punti: l’inammissibilità della revocazione della sentenza di assoluzione per mancanza di fatti nuovi e decisivi; la violazione dei principi di contraddittorio e l’impossibilità di difendersi; l’indefinibilità del concetto di plusvalenza fittizia; la mancanza di motivazioni sulla quantificazione della pena applicata. L’udienza del Collegio a Sezioni Unite si terrà probabilmente entro un mese e a porte aperte. Il ricorso si basa prima di tutto proprio sull’inammissibilità della revocazione concessa dalla Corte d’Appello Federale, «non costituendo gli atti di indagine trasmessi dalla Procura di Torino “fatti nuovi” idonei a sovvertire la ratio decidendi della sentenza revocata». A proposito di fatti decisivi piuttosto si segnala «l’omessa motivazione rispetto a elementi decisivi, rappresentati nell’interesse dei deferiti in sede di giudizio, che, se considerati, avrebbero comportato una diversa decisione».

Giusto processo

Ci sono poi gli elementi riferiti all’impossibilità di difendersi, nel ricorso si parla infatti di «violazione dei principi del contraddittorio e del giusto processo» e di «violazione del diritto di difesa, in ragione della mancata correlazione tra l’accusa contestata nell’atto di deferimento e la sentenza resa all’esito del procedimento di revocazione» oltre a una «asserita volontà dei deferiti di sottrarsi all’applicazione di un principio contabile “IAS 38 § 45”, all’epoca non applicato nel settore e nemmeno ex post effettivamente accertato in sentenza come applicabile nel caso di specie». La difesa passa anche dallo stesso concetto di plusvalenza, parlando di violazione «del principio di materialità», «del principio di legalità con l’affermazione in sentenza di un illecito non previsto dall’ordinamento sportivo» e di «omessa motivazione circa la presenza del modello di organizzazione, gestione e controllo della Società, rilevante come scriminante o almeno attenuante, nonché per insufficiente motivazione sulla asserita assenza di documenti e procedure interni volti a tracciare i criteri per la valutazione dei calciatori».

Proporzionalità

Centrale anche la richiesta relativa alla proporzionalità della pena e alla mancanza di motivazioni a riguardo. Il ricorso parla di «omessa motivazione sulla quantificazione delle sanzioni irrogate», in violazione «del principio di proporzionalità nel trattamento sanzionatorio» e «del principio di specialità in relazione alla contestazione dell’art. 4 CGS FIGC in aggiunta all’art. 31, comma 1, CGS FIGC nei confronti della Juventus».


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