Juva, la chiusura del cerchio. Allegri riparte da Udine

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Juva, la chiusura del cerchio. Allegri riparte da Udine© LaPresse
Xavier Jacobelli
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Da Udine a Udine si chiude il cerchio del secondo ciclo allegriano juventino. Temporaneamente, almeno per ora, visto che Max balla sul filo, con molti rimpianti e un rapporto zero a undici rispetto ai trofei che avevano scandito il suo Quinquennio d’Oro, fra i quali 5 scudetti e 4 Coppe Italia vinti consecutivamente. Dacia Arena- Stadio Friuli, 22 agosto 2021: il nuovo debutto di Max coincide con l’ultima apparizione di Ronaldo che parte in panchina, entra nella ripresa, segna il gol del 3-2, però il Var glielo annulla. Finisce 2-2, con i friulani che grazie a Pereyra e Deulofeu rimontano il doppio vantaggio firmato Dybala e Cuadrado. Un presagio della stagione accidentata che verrà, parzialmente attutita dal quarto posto, ma affossata dalla doppia sconfitta con l’Inter nella finale di Coppa Italia e Supercoppa. Il peggio doveva ancora venire. Quel giorno d’agosto a Udine, la Juve giocò così: Szczesny; Danilo, de LIgt, Bonucci, Alex Sandro; Cuadrado (dal 29’ s.t. Chiesa); Bentancur (dal 45’ s.t. Locatelli), Ramsey (dal 14’ s.t. Chiellini); Bernardeschi (dal 35’ s.t. Kulusevski), Morata (dal 15’ s.t. Ronaldo), Dybala.

Il secondo anno di Allegri alla Juve

E' istruttivo rileggere il tabellino per capire chi sia partito e chi sia rimasto, in questi ventuno mesi. Il guaio è chi è arrivato, ma non ha dato (Di Maria, Paredes); chi è tornato, ma poco, pochissimo s’è visto (Pogba); chi si è smarrito (Vlahovic); chi ha giocato a spizzichi e bocconi (Milik); chi c’è stato e ha lottato, ma non è bastato (Szczesny, Danilo, Gatti, Kostic, Bremer). Sopra tutto questo, sopra il primo biennio senza vincere nulla, trentacinque anni dopo l’ultimo, si staglia la figura del Figlio di Galeone. Questi lo vede più forte che prima, incurante del totosuccessore, ogni giorno sempre più affollato (Tudor, Italiano, Conceicao, Thiago Motta). Non folcloristico (copyright Allegri), ma terrificante è stato il secondo anno, vissuto più rischiosamente del primo, sebbene onestà critica imponga di spezzarlo in due tronconi: Juve a.P. (ante Penalizzazione) e Juve d.P. (dopo Penalizzazione e Patteggiamento). Il bilancio di Champions è stato disastroso, cinque sconfitte in sei partite per un’eliminazione che brucia ancora; in Europa League non è andata meglio, in Coppa Italia pure; la lotta per insidiare il Napoli superstar non è mai cominciata ed è vero che i punti sul campo sono 69; che i processi sportivi si celebrano a stagione finita e non a metà. Tuttavia, alla fine della fiera, la classifica dice che la Conference è sicura, che Atalanta e Roma sono padrone anche del destino della Juve la quale, per cominciare, deve vincere a Udine. Già, Udine. Tutto si tiene nel mondo di Max, convinto di restare sicuramente dov’è. Se occorre, c’è anche l’assist di Michael Jordan: “Nella mia carriera, ho sbagliato più di novemila tiri. Trentasei volte i compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. E' per questo che alla fine ho vinto tutto”.


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