Juve, un altro passo conciliatorio

Leggi il commento sulla scelta del club bianconero di abbandonare la Superlega
Alessandro F. Giudice
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L ’uscita della Juventus dalla Superlega cala indubbiamente una pietra tombale sul progetto che aveva tentato di ridisegnare il calcio europeo, nella primavera di tre anni fa. Da ciò non discende necessariamente che l’attuale assetto dell’industria sportiva sia destinata a restare quello attuale. Pende ancora il giudizio della Corte Europea che potrebbe aprire nuovi scenari: se giudicherà monopolistica la posizione dell’Uefa, questa non potrà più elevare sbarramenti contro potenziali leghe alternative, perché eventuali sanzioni sarebbero dichiarate automaticamente anticoncorrenziali. Tuttavia, non c’è dubbio che il progetto Superlega lanciato tre anni fa, con il format a dodici squadre e i posti garantiti ai membri fondatori, dovrà essere per forza ricalibrato se vorrà recuperare un consenso che anche in passato non ha mai raccolto. In questo preciso momento, la scelta politica della Juventus è un chiaro esercizio di realismo.

Juve, la scelta per limitare i danni

Per chiudere, limitando i danni, i processi sportivi nazionali la dirigenza bianconera ha optato per il patteggiamento che la procura federale ha accettato sul presupposto ineludibile della rinuncia a ulteriori ricorsi. Da un lato, comunque, una sanzione che priverà la Juve delle decine milioni di ricavi che sarebbero stati garantiti dalla Champions. Dal punto di vista degli organismi federali, d’altro canto, il sollievo di sapere che la nuova stagione partirà senza l’incertezza di ulteriori lungaggini giudiziarie. Una precisa scelta economica, da ambo le parti. Nell’imminenza di un giudizio che matura nelle stanze di Nyon e potrebbe ancora privare la Juventus della partecipazione alle coppe, il gesto distensivo di ieri favorisce certamente atteggiamenti meno vessatori.

La soddsfazione della Figc

In FIGC non si nasconde la soddisfazione per questo secondo passo conciliatorio dopo le dichiarazioni di giubilo che avevano accompagnato la sentenza sul filone stipendi. La fine della guerra fredda, durata tre anni, tra Torino e Nyon è considerata assai utile per la salute del calcio italiano. La mediazione di Gravina, da poco nominato vicepresidente Uefa, è stata essenziale per recuperare, almeno, un dialogo tra le parti. Serviva però un gesto formale, esplicito. Un atto inequivocabile di deposizione delle armi che ieri è arrivato. Nessuno può ancora escludere che la Juventus venga sanzionata, in qualche modo e in qualche forma, anche se l’ulteriore sanzione europea su una vicenda giudicata in Italia avrebbe forse il sapore dell’accanimento. Il disgelo sul fronte più sensibile per Ceferin, quello della Superlega, dovrebbe indurre a più miti consigli.


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