Agnelli e lo scontro con la Figc: cosa rischia e tutte le ipotesi in campo

Niente patto, oggi l’ex n.1 della Juve al tribunale federale e domani c’è il ricorso al Tar. Tra caso plusvalenze e manovre stipendi: è l'ultimo imputato
Agnelli e lo scontro con la Figc: cosa rischia e tutte le ipotesi in campo© ANSA
Giorgio Marota
4 min

Come Tom Cruise ne “L’ultimo Samurai”, Andrea Agnelli non si arrende e si prepara ad altre due battaglie. È rimasto solo lui sul banco degli imputati, mentre la vicenda Juve va in archivio: oggi la complessa vicenda dell’ex n.1 del club bianconero verrà discussa al tribunale federale, domani sarà invece sul tavolo del Tar.

Tutti gli altri, a partire da Fabio Paratici e Federico Cherubini, il 30 maggio hanno trovato un accordo con il procuratore della Figc Giuseppe Chiné per chiudere sia il caso plusvalenze sia il secondo filone figlio dell’inchiesta Prisma (manovre stipendi, rapporti con gli agenti e partnership sospette) con delle multe e l’impegno scritto di non presentare ulteriori ricorsi accettando il verdetto della Corte d’Appello confermato dal Collegio di Garanzia (2 anni e 6 mesi per Paratici, 1 anno e 4 mesi per Cherubini). Com’è noto, si tratta di due processi distinti - le plusvalenze da una parte, le manovre stipendi dall’altra - ma alcuni dirigenti hanno accettato delle ammende per far scorrere i titoli di coda sull’intera vicenda e voltare pagina. Come ha fatto, del resto, la Juve, chiudendo con il -10 e la multa di 718 mila euro. Agnelli, invece, ha proseguito nell’iter giudiziario. Stamattina l’ex n.1 del club dovrà dunque rispondere della violazione dell’art. 4.1 del codice («lealtà, probità e correttezza»), mentre tra meno di 24 ore il giudice amministrativo stabilirà se i 2 anni di stop per le plusvalenze hanno o meno ragione di esistere.

Cosa rischia Andrea Agnelli

Alle ore 10.30, in via Campania, Chiné tornerà a formulare le sue richieste dal banco dell’accusa. E potrebbe chiedere, nella sua requisitoria, un ulteriore anno di inibizione nei confronti di Agnelli per responsabilità diretta nell’ambito dell’operazione che ha portato al depositato i famosi accordi di riduzione di 4 mensilità (da marzo a giugno 2020) di 21 calciatori e dell’allenatore Sarri (la loro posizione è stata archiviata) e per aver omesso di depositare le integrazioni già conclusi con gli stessi, nella consapevolezza che tali accordi sarebbero stati depositati a bilancio chiuso. La stessa violazione è contestata anche per la stagione successiva. Agnelli, in particolare, risponderà anche di un episodio legato a un rapporto considerato “fittizio” con un agente. Come detto, è stato l’unico deferito a non raggiungere l’intesa con Chiné. Nell’ultimo mese e mezzo ci sono stati diversi tentativi, e il processo è stato rinviato già due volte. Se è vero che si dovrebbe ripartire dalla richiesta di 1 anno di stop per questi fatti, è altrettanto probabile che il giudice chiederà - nel caso in cui dovesse riconoscere la colpevolezza - la conversione dell’inibizione in una pena pecuniaria, visto che negli altri patteggiamenti (per gli stessi fatti) la squalifica dei dirigenti è stata commutata in un’ammenda di 250 euro al giorno. La cifra potrebbe essere più alta, oltre 100 mila euro per Agnelli (furono 47 mila per Paratici), perché non passa da un accordo con la procura. A giorni l’Uefa potrebbe invece decidere per la squalifica della Juve dalla Conference League: le sentenze italiane sono passate in giudicato e da Nyon sono pronti a emettere un verdetto che appare sempre più probabile.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Juve, i migliori video