La Juve inverte la tendenza: saldo attivo, ma Vlahovic condiziona tutto

Monte stipendi ridotto del 15% e plusvalenze quasi azzerate: i conti del club bianconero
La Juve inverte la tendenza: saldo attivo, ma Vlahovic condiziona tutto© Juventus FC via Getty Images
Alessandro F. Giudice
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TORINO - Non è solo un mercato limitato, quello appena completato dalla Juventus, ma anche la conferma della definitiva inversione di tendenza rispetto alla dominanza sfrenata dell’ultimo decennio. Una nuova realtà a cui i tifosi dovranno abituarsi nel prossimo futuro. I bianconeri hanno concluso acquisti per 21,7 milioni a fronte di cessioni per 82,3. Il saldo attivo contribuirà a orientare il conto economico verso un equilibrio richiesto dall’azionista ma pure imposto dal settlement agreement con l’Uefa. Nel costo della rosa, la sessione di mercato fa marcare netti progressi come la riduzione di 36 milioni del costo per stipendi: un taglio del 15% che non basta a sgravare la Juve del primato negativo dell’organico più costoso della Serie A ma è un passo in avanti. La riduzione è figlia dell’addio a Di Maria e a un prestito costosissimo (Paredes) negoziati l’estate scorsa, della scadenza di Cuadrado e dell’accompagnamento di Bonucci all’uscita. Quattro posizioni che pesavano, in tutto, quasi 40 milioni. Dei nuovi, solo Weah aumenta (di 3,3 milioni) il monte ingaggi perché Milik era già a libro paga l’anno scorso e Gonzalez è andato in prestito. Il contraltare di un risparmio realizzato solo su giocatori con la valigia è naturalmente un costo per ammortamenti poco variato ma il blocco all’acquisto di nuovi cartellini consentirà di abbattere il valore contabile delle immobilizzazioni immateriali di un centinaio di milioni, già nel 2023/24. Una riduzione notevole della spesa complessiva per l’organico dei tesserati, ovvero il parametro principale del nuovo Fair Play Finanziario. Nell’immediato, la generazione di plusvalenze è molto risicata poiché la ricca cessione (20 milioni) di Zakaria “rende” solo 4,6 e l’utile da player trading del trasferimento di Rovella e Pellegrini sarà registrato solo tra due anni (cioè quando verrà esercitato il riscatto) senza nel frattempo sgravare la Juve del corposo ammortamento dei cartellini (8 l’anno). In pratica, l’impatto complessivo sui conti bianconeri dell’operazione da 21 milioni con la Lazio sarà di 3 scarsi. È mancata quest’anno la cessione di Vlahovic, la madre di tutte le operazioni, da cui il club sperava di ricavare una quarantina di milioni freschi oltre al cartellino di Lukaku. Il calcolo è stato sabotato dal Chelsea ma vani - perché bloccati da due condizioni molto pesanti - sono stati i tentativi di cedere ad altri il centravanti serbo. Anzitutto, Vlahovic ha ancora un valore a bilancio di 56 milioni, asticella molto elevata per un attaccante reduce da una stagione difficile. Inoltre, la retribuzione del giocatore salirà automaticamente a 12 netti il prossimo anno: “dettaglio” letale per qualsiasi potenziale acquirente. L’acquisto non andava fatto a gennaio 2022 e imballerà ancora i movimenti della dirigenza. Con queste condizioni, la Juve si attende comunque un miglioramento nei conti del 22/23 (rispetto alle perdite ingenti degli ultimi anni) ma il vuoto di ricavi europei sarà pesantissimo nel 23/24 e difficilmente scongiurerà un aumento di capitale che Exor eviterebbe volentieri. Del resto, la posizione finanziaria del club non è così solida se nel semestre scorso il monitoraggio semestrale dell’indicatore di liquidità ha rilevato un livello sotto il limite di 0,6. Il mercato della Juve si è svolto regolarmente solo perché il saldo cessioni/acquisti è positivo e lo sforamento non è stato un fattore critico come in passato, ma la situazione va ancora gestita con cautela. Finora, Giuntoli ha potuto solo sfoltire una rosa numericamente folta e chissà quando potrà iniziare a programmare il mercato in entrata, senza prima concludere qualche cessione rilevante. È il segno della “normalizzazione” della Juve che non seguirà (almeno per qualche anno) il driver esclusivo della vittoria a tutti i costi, da inseguire con dispendio di risorse superiore a tutte le concorrenti dirette, ma si limiterà (come le altre) a cercare una competitività che dovrà anzitutto produrre entrate finanziarie per sostenere gli esborsi futuri senza affidarsi solo alle capienti tasche degli azionisti. L’obiettivo primario minimo, come per tutte, sarà tornare in Champions.

 


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