Pogba e la squalifica: cosa rischia e le tempistiche del processo

Dopo la conferma della positività al testosterone, tutti gli scenari che coinvolgono il calciatore francese e il club bianconero
Pogba e la squalifica: cosa rischia e le tempistiche del processo© LAPRESSE
Giorgio Marota
3 min

Può trattarsi di errore, di inconsapevole assunzione o di azione pensata e voluta. A stabilirlo sarà il tribunale nazionale antidoping, con l'accusa sostenuta dal procuratore Laviani, entro la fine dell'anno, con tempi tutto sommato rapidi. La positività al testosterone di Paul Pogba, riscontrata anche nelle controanalisi sul flacone B dello stesso campione che aveva già portato alla comunicazione dello scorso 11 settembre, finirà in un'aula di giustizia, mentre la sospensione del francese "in via cautelare" resterà attiva e può essere rinnovata ogni 60 giorni dal tribunale nazionale antidoping in attesa del processo.

Lo scenario in casa Juve

Prima di tutto, la Juve. Che non rischia nulla in termini di punti di penalizzazione, squalifiche o ammende. La responsabilità del doping è personale dell'atleta e il club non ne risponde oggettivamente. A maggior ragione se, come sembra, Pogba dovesse sostenere di aver assunto un integratore in vacanza senza sapere che il prodotto contenesse il testosterone. Alla luce di una sentenza di colpevolezza, il club potrebbe chiedere la rescissione del contratto del calciatore.

Pogba, le possibili sanzioni nel processo

E qui arriviamo al calciatore. Le norme antidoping in Italia e nel mondo sono severissime. La pena massima è di 4 anni di squalifica, come stabilito dall'articolo 11.2.4 del regolamento. Ma la sanzione può essere ridotta a due anni qualora gli avvocati del francese riuscissero a dimostrare l'assenza del "dolo", cioè l'intenzione da parte di Paul di utilizzare una sostanza dopante. C'è anche l'ipotesi che terrebbe il classe '93 lontano dai campi per un anno: e cioè se lui saprà indicare, in maniera "accurata e veritiera" gli elementi alla base della violazione, senza cioè limitarsi alla sola ammissione di responsabilità; in questo senso servirebbe una collaborazione attiva e la spiegazione - per filo e per segno - di come sono andati i fatti, dei motivi dell'assunzione della sostanza e portando in fase di dibattimento la cosiddetta "prova" del reato, indicandola e mettendola dunque a disposizione. Infine, qualora l'atleta sia in grado "di stabilire che qualsiasi assunzione o uso si sia verificato fuori competizione e non sia correlato alla prestazione sportiva - aggiungono le norme - il periodo di squalifica sarà pari a tre mesi". Si tratta della pena minore, ma in questo caso Pogba dovrebbe dimostrare la non correlazione tra l'uso del testosterone e la volontà di migliorare le proprie performance. Piuttosto complesso, ma ancora possibile. Di sicuro la richiesta di controanalisi - un diritto dell'atleta - è considerata quasi un'aggravante in termini processuali poiché da parte dell'imputato c'è la messa in dubbio dell'operato del laboratorio e non certo una collaborazione propedeutica a un eventuale patteggiamento. Anche di questo si terrà conto. 

Prossimi passi

I legali di Pogba hanno ora una settimana di tempo per presentare delle memorie difensive, poi molto probabilmente il francese verrà interrogato: questi sono due passaggi preliminari ma già cruciali per determinare la strategia che il calciatore e i suoi avvocati porteranno avanti durante il processo. La Juventus, da questo punto di vista, si limiterà a seguire la vicenda da spettatore interessato ma esterno.


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