Juve, Conte spera nel ritorno di fiamma: i motivi per cui può tornare

"I matrimoni si fanno in due e puoi sempre sposarti di nuovo...". Così sembra candidarsi per il dopo Max
Giorgio Marota
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È s alito in cattedra con autorevolezza all’Università del Salento, come se fosse in panchina e come se la Juve fosse già sua. Anche perché la vita passata a pressare, lottare e sradicare palloni in mezzo al campo deve avergli insegnato che quando una cosa la vuoi sul serio, devi avere un po’ di sana strafottenza e muoverti nella direzione desiderata. «I matrimoni si fanno in due...», ha detto Antonio Conte a precisa domanda su un possibile ritorno di fiamma con l’amore di una vita, la Juve appunto. Del resto, nel suo cuore, non ha mai smesso di riservare a questa squadra un posto speciale. «I matrimoni si fanno in due e puoi sempre sognare e sperare di sposarti un’altra volta. L’importante è che ci sia condivisione di pensiero». Poi, immaginando di essere andato un tantino oltre il confine della cortesia della risposta a uno studente curioso, l’ex tecnico bianconero ha aggiunto: «Ora però voglio vivere a pieno il mio tempo libero, continuando a studiare per ampliare le mie conoscenze». Era ovvio che la prima parte di quella riflessione avrebbe fatto il giro del mondo a 48 ore dal derby d’Italia. E così è stato.

Juve, il bis con Conte in panchina?

Se Allegri andrà via a fine stagione, un’idea che lo stesso Max sta maturando al termine di un biennio maledettamente complicato e con ottimi risultati nonostante non sembri più a suo agio in certi ambienti societari, allora l’erede appare già designato. La Juventus continua a smentire ogni voce su una successione tecnica imminente, ma la stima nei confronti dell’ex capitano bianconero (quello che il 5 maggio disse «stiamo godendo»), l’uomo che costruì le basi per il ciclo straordinario dei 9 scudetti di fila, è immutata. Nonostante dalla sua prima esperienza in panchina (dal 2011-12 al 2014-15) sia cambiato praticamente tutto: dirigenti, collaboratori, calciatori, vertici societari. La linea di continuità è rappresentata da Francesco Calvo, che oggi coordina il lavoro sui campi di Vinovo, dalla femminile alla Under 23 e al vivaio, come Chief Football Officer, mentre ai tempi di Conte ricopriva l’incarico di direttore commerciale, con il quale il tecnico salentino ha mantenuto un rapporto molto solido. I due si sono incrociati a inizio novembre quando l’allenatore della Primavera, Paolo Montero, ha invitato l’ex compagno a vedere un allenamento. Niente di strano, tutto assolutamente lecito, ma qualche imbarazzo interno allo Juventus Training Center c’è stato perché Conte, il grande Conte, resta e resterà chissà per quanto tempo un serio candidato alla successione di Allegri.

Il desiderio di Antonio Conte

Antonio non ha mai nascosto il desiderio di tornare, soprattutto alla luce dell’ultima esperienza a Londra con il Tottenham che non è andata come si aspettava in termini di risultati e trofei. Negli ultimi anni, e anche in un’intervista televisiva recente, l’allenatore ha parlato spesso di quell’addio burrascoso del luglio 2014, definendolo «un rimpianto personale». Un altro elemento da tenere in considerazione è che Conte e la sua famiglia vivono a Torino e il percorso casa-lavoro sarebbe tutt’altro che scomodo. In questo scenario mettiamoci dentro pure il “no” di ottobre al Napoli, nel momento in cui De Laurentiis s’è guardato attorno seriamente per sostituire Garcia (un mese dopo si sarebbe affidato a Mazzarri), e quei contatti estivi con Gravina e la Federcalcio per sostituire Mancini in Nazionale. Antonio ha sempre messo due condizioni al suo ritorno in pista: gli piacerebbe allenare un club per lavorare quotidianamente e vorrebbe farlo non in corsa ma a bocce ferme, quando è possibile programmare le strategie e preparare fisicamente e mentalmente le squadre. E quindi la sua strada e quella della Juve potrebbero incontrarsi, di nuovo.


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