Vincere non è mai un gioco da ragazzi. Ecco perché i 26 anni di media della Juve contro i 29 dell’Inter, ma anche i 150 milioni di differenza come valore dei cartellini (a favore di Inzaghi) e il 15% di calciatori Under 21 nella rosa bianconera contro lo 0% in quella nerazzurra, fin qui hanno avuto un peso specifico enorme nel testa a testa. «Ci sono dei valori, un’età oggettiva diversa e una squadra costruita per vincere contro una squadra che negli ultimi due anni ha cambiato 15 giocatori» ha ricordato Allegri nella notte di San Siro. «Noi abbiamo abbassato l’età media - ha aggiunto - e sono sicuro che tra due anni questa squadra avrà un futuro importante».
I giovani lanciati da Allegri: i nomi
Dal colpo Ronaldo in poi, in effetti, la Juve ha abbandonato l’idea dell’istant team ossessionato dalla vittoria della Champions per attingere sempre di più alla Next Gen, con 30 giovani fatti esordire in prima squadra in meno di 6 anni. E quando si è rivolta al mercato, al netto delle operazioni a costo zero alla Pogba, Di Maria o Paredes, la società ha deciso di investire su calciatori Under 23 come Locatelli, Vlahovic, Weah Djaló e Alcaraz. Una società storicamente abituata a a pretendere subito il successo ha stravolto il proprio Dna e ha cominciato a seminare. Nel 2018-19, prima stagione con l’Under 23 in Serie C, il 36,7% del minutaggio della prima squadra era di calciatori con più di 30 anni; oggi questa cifra è scesa al 23,6%, mentre l’l’Inter sta dominando il campionato con un 40% di over 30 (quasi il doppio). Cinque stagioni fa, il 31,9% del minutaggio bianconero apparteneva alla fascia d’età 26-30 anni, cioè quella di maggior rendimento per un atleta; nell’attuale torneo è scesa pure questa percentuale, al 27,3%, contro il 49% di Lautaro, Calhanoglu e compagni. Diminuendo l’utilizzo di over 26 e over 30, ovviamente, è cresciuto quello dei ragazzi tra i 21 e i 25, passato dal 30,1% al 42,8%. In proporzione si è moltiplicato di circa sei volte l’impiego degli U21. In questa “transizione verde” juventina è evidente la mano di Max, capace di lanciare ben 17 prodotti del vivaio di Vinovo da quando ha la NextGen come vicina di casa, con gli altri 13 suddivisi tra Sarri (2019-20) e Pirlo (2020-21). Dal suo ritorno dopo i due anni sabbatici, il tecnico livornese ha infine abbassato sempre di più la media dei calciatori schierati: da Pirlo ha ereditato un “undici tipo” con 27 anni e lui lo ha portato a 25,9. Non chiamatela più Vecchia Signora.