Napoli, Giuntoli e quel blitz a Capri su uno scoglio con Osimhen

L’ex ds, l’architetto dello scudetto, torna per la prima volta da avversario
Fabio Mandarini
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È stata la mano di Dio. Non a guidarlo verso lo scudetto, per carità, non esageriamo: in questo caso sono bastati il fiuto, il club, Spalletti, Osi, Kvara e gli altri magnifici. Tutte umanissime cose. Ma quella strana serata del 2020 cela qualcosa di esoterico, forse di magico: Cristiano Giuntoli e il suo amico Lello, la guida più fidata e il custode dei segreti di un’epoca, arrivano alla Sanità, il quartiere di Totò, per una pizza da Concettina ai Tre Santi. Una notte come mille. Al tavolo di fianco al loro, impegnato nelle stesse operazioni, c’è Paolo Sorrentino. Il Maestro. Il premio Oscar. Il tifoso innammorato. Uno sguardo, l’intesa: la tavolata diventa unica, la cena da film. In quel periodo Sorrentino, reduce dall’estasi de “La Grande Bellezza”, stava girando con l’anima “È stata la mano di Dio”, e in un attimo tutto comincia a tornare: l’incontro tra i due avviene a tre anni dal terzo scudetto; Fabietto, il protagonista del film, intravede Maradona a via Orazio, a un palmo dalla casa dove all’epoca abitava Cristiano; trascorre le vacanze sulla penisola sorrentina, dove lui ama affogare i pensieri; e allo stadio San Paolo, beh, è di casa. E alla fine del viaggio la bellezza è stata grande davvero: sì, quella era la sua Napoli. La Napoli di Giuntoli.

Capri e Osimhen

Il Football Director della Juve, domani, tornerà per la prima volta da avversario nella città che ha amato ogni giorno e lo ha ricambiato a targhe alterne - com’è normale nel calcio -, dal 2015 al 2023. Dalla trattativa per Mbakogu come direttore sportivo del Carpi: mai chiusa, per altro. Dall’epoca otto anni di successi, insuccessi, scelte sbagliate, giuste e geniali, grandi calciatori e un trionfo immortale pianificato a tavolino: il ds Giuntoli, nel 2021, era già convinto che il Napoli, per vincere, avrebbe dovuto gridare rivoluzione (tecnica) guidato da Osimhen - scelto un anno prima -, Kvara e Kim. Acquisti pazzeschi. E storie: nel 2020 sbarcò a Capri con Victor per firmare il contratto dopo una manovra degna dei libri di le Carré, giusto per assecondare le sue manie di controspionaggio. Scena: lui e Osi raggiungono a bordo di un gommoncino uno scoglio all’altezza di Villa Bismarck, all’epoca residenza estiva di De Laurentiis, e attraverso la discesa a mare, per eludere i fotografi, sbucano nel giardino rosolati da un caldo infernale. Gol. 

Giuntoli e le trattative

Capri era (è) uno dei luoghi del suo cuore. Insieme con Nerano, perla della penisola sorrentina che guarda la Costiera amalfitana: appena aveva un giorno libero saltava su una barca e, come tradizione, andava a mangiare gli spaghetti alla Nerano ordinati ai ristoranti sulla terraferma. Un trionfo. È invece una droga lo scarpariello, uno spaghetto povero, semplice, che lui cucinava a raffica nell’attico panoramico di via Orazio: chiedere info agli amici e agli agenti che hanno trattato un calciatore davanti alla sua pasta.

Affari e cuore

Quando andava fuori a pranzo o cena, invece, sceglieva il centro: Terrazza Calabritto, Crudorè, Coco Loco. Il Borgo Antico dopo ogni partita in casa e l’Europ e o Mattozzi quando andava sulla tradizione. Poi, passeggiate notturne con gli amici: tra questi Giuseppe Pompilio detto Peppe, lo storico braccio destro rimasto al Napoli ma in odore di Juve. Domani lo incontrerà allo stadio dopo quasi un anno, insieme con altre cinquantamila persone. I suoi ex tifosi che, come tutti gli innamorati feriti, sono esplosi quando Giuntoli ha confessato la fede bianconera e a gennaio sono partite le scaramucce per Samardzic. Gli affari sono affari, baby. Ma la bellezza resta, grande. Come Osi e Kvara, Lobotka, Di Lorenzo, Zielinski, Anguissa. Come l’amicizia.


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