Juve, il piano segreto per il mercato: Giuntoli avrà un tesoretto

Con l’aumento di capitale la Signora rilancia le sue ambizioni. Dagli investitori risposte eccellenti per la proprietà  che ora prepara  un progetto triennale
Giorgio Marota
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È come se il tempo si fosse fermato a Cardiff, la notte del 3 giugno 2017, quando sfrecciò il secondo treno Champions sul quale una temeraria Juve non riuscì a salire vista la velocità elevata del Real. Il punto più alto della vecchia gestione bianconera, coinciso con la lievitazione dei ricavi a 562 milioni di euro, è il riferimento per l’attuale struttura societaria guidata dal Ceo Scanavino. Il quale punta a recuperare quella dimensione di crescita progressiva e di entusiasmo senza limiti che fu del periodo d’oro di Andrea Agnelli, dimenticando però tutto quello che è accaduto da Ronaldo in poi (pandemia e processi inclusi). La Juventus ha un progetto reale di espansione e l’aumento di capitale da 200 milioni rientra in questa strategia che ha tre direttive: meno debiti, più ricavi e costi della rosa da ridurre, così da investire i soldi risparmiati in operazioni di mercato intelligenti. Il modello è Cambiaso, ieri solo un esterno promettente e oggi convocato in Nazionale; lo stile è quello del dt Giuntoli, scopritore di talenti e architetto dello scudetto più sostenibile degli ultimi anni. Il piano Scanavino è triennale e tende all’orizzonte 2026-27. In ottica mercato i campioni già affermati alla Koopmeiners saranno una sorta di una tantum - almeno un colpo da copertina all’anno è previsto, anche per solleticare la fantasia dei tifosi - ma la regola sarà continuare a sviluppare la NextGen rimpolpando la rosa della prima squadra con Under 25 prossimi all’exploit.

Juve, il rilancio di mercato

La ricapitalizzazione in tempi record (completata con il 2,4% di azioni di nuova emissione) risulta funzionale al ripristino di un patrimonio netto positivo e al finanziamento dell’attività ordinaria, ma finanzierà anche le operazioni di acquisizione dei calciatori. Avendo incassato gran parte della cifra entro il 31 marzo, la Juve risulta in regola con la misurazione dell’indice di liquidità (rapporto tra attività e passività correnti) che in caso di violazione avrebbe bloccato il mercato in entrata e si garantisce ora un tesoretto di partenza da almeno 20-30 milioni, incrementabile coi premi Champions e il bonus d’accesso al Mondiale per club. Un notevole punto di partenza dopo quattro sessioni consecutive a saldo prossimo allo zero.Tra le conseguenze dell’aumento di capitale c’è anche la riduzione del debito al 30 giugno 2024. Semplificando, la Juve a fine stagione si ritroverà con un rosso che va dai 200 ai 250 milioni ma con infrastrutture (stadio e centri sportivi) che sfiorano un valore di 400. Gli esperti lo chiamano debito “sano”: è come avere un mutuo da 100 mila euro per una casa che ne vale 200. La regola Uefa che impone di spendere al massimo il 70% dei ricavi risulterebbe a quel punto funzionale alla ricerca di nuove risorse per incrementare il fatturato e avere di conseguenza più potere d’acquisto.

Juve, le cifre

Nel 2019 la Juve ha toccato la cifra record di 621 milioni di ricavi, poi ha visto progressivamente calare gli introiti. Alzare questa asticella tornando oltre i 400 milioni di ricavi permetterebbe una spesa di quasi 300, la stessa soglia che la Signora aveva all’epoca delle due finali europee (2015 e 2017) e che ha raggiunto l’Inter nel 2022-23. Oggi la Signora si lecca le ferite perché un anno fuori dal giro che conta, tra premi Uefa, diritti tv, sponsor, ricavi da stadio e merchandising, pesa una cifra che oscilla tra i 90 e i 95 milioni. L’equazione “più spendi più vinci” non sempre funziona (il Liverpool ha trionfato in Europa spendendo 350, il Psg non ancora pur avendo toccato quota 700) ma la media dice che solo a quel livello di uscite un club può dirsi competitivo su scala internazionale. La Juve stima già per questa stagione 40 milioni in meno di costi e continuerà a puntare sulla NextGen per proseguire su questo filone: i giovani costano infatti poco per ammortamento e stipendio, gli over 30 già “fatti” possono invece garantire un rendimento migliore nel breve termine ma diventano sanguisughe per i bilanci. Più giovani non significa però necessariamente più plusvalenze, come accadeva in passato. Il nuovo corso ridurrà anche l’utilizzo di questo strumento, che portò in cassa circa 70 milioni nel 2022-23. Secondo le intenzioni del club, nella prossima sessione questa quota potrebbe scendere della metà. Magari a quel punto basterà cedere un solo giovane (Soulé? Huijsen?) per l’equilibrio finanziario e per incrementare il forziere del calciomercato.


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