Dentro l’inferno della Juve: dallo spogliatoio ai tifosi inferociti. Il calendario però…

Thiago Motta ha 3 gare su 4 in casa per blindare la Champions ma il sogno è dar fastidio alle prime tre: se batte il Verona è a -6 dal primo posto
Giorgio Marota
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L'inferno dentro, l’inferno fuori. Al clima incandescente dello spogliatoio dopo il terzo obiettivo stagionale fallito - nell’ordine Supercoppa, Champions e Coppa Italia - corrisponde un ambiente che ribolle di insoddisfazione. «Noi siamo quelli che hanno sempre in testa la Juventus e che vi hanno dato fiducia sostenendovi - comincia così un duro comunicato firmato da tutti i gruppi ultras bianconeri - Oggi siamo arrivati a non poter più sopportare un progetto che sembra fallito in cui niente ha un senso logico o uno svolgimento comprensibile. Il popolo juventino è stanco di voi. Ora non è più tollerabile il vostro atteggiamento e il vostro menefreghismo». Sarà dunque contestazione totale da parte del pubblico, a partire dalla sfida di domani contro il Verona. Come sono lontani i tempi degli applausi, com’è distante quella luna di miele cominciata a luglio e che pareva non dovesse finire mai. Duecentotrentacinque giorni fa, a inizio raduno, squadra e staff vennero invitati a uscire dalla Continassa per un bagno d’amore con i tifosi presenti. Adesso a Torino si respira tutt’altro clima. «Speriamo di provocare in voi giocatori, allenatore e dirigenti una scintilla che potrebbe, almeno in parte, salvare una stagione disastrosa come da 14 anni non accadeva». E pensare che la Juve, nonostante tutto, è quarta a +2 dalla Lazio (che stasera gioca a San Siro con il Milan) e a +4 dalla Fiorentina (che ha una partita in più); vincendo contro l’Hellas arriverebbe a -3 dall’Atalanta, potendola agganciare nello scontro diretto in programma tra una settimana, e incredibilmente a -6 dal primo posto dopo il pareggio di ieri tra Napoli e Inter. Nessuno alla Juve ha il coraggio di pronunciare la parola “scudetto” dopo questa stagione vissuta sulle montagne russe, eppure la vetta non è mai stata così vicina.

Juve, il calendario

Nelle prossime dodici partite ci sono 36 punti in palio e ogni obiettivo, almeno sulla carta, è ancora raggiungibile. «Loro non giocano durante la settimana, è un bel vantaggio», disse Motta dopo la sconfitta contro il Napoli. Da quel giorno sono arrivate 4 vittorie consecutive in campionato: nessuno in Serie A ha fatto meglio. E anche la Signora, da qui in avanti, non avrà impegni di martedì o mercoledì. Il calendario può essere un grande alleato, dato che a marzo tre partite su quattro sono in programma allo Stadium: dopo Verona e Atalanta, entrambe in casa, i bianconeri avranno la trasferta di Firenze, poi torneranno di nuovo all’Allianz per affrontare il Genoa. Aprile comincerà con la Roma all’Olimpico e proseguirà con Lecce (casa), Parma (trasferta) e Monza (casa), rispettivamente 16ª, 17ª e 20ª forza del torneo. Gli ultimi veri ostacoli saranno Bologna e Lazio a inizio maggio, mentre il finale è di nuovo in discesa con l’Udinese a Torino e il Venezia al Penzo.

Juve, i rientri

In questo scenario, va anche svuotandosi l’infermeria. A parte i lungodegenti Bremer e Cabal e l’oggetto misterioso Milik (sarebbe dovuto rientrare a dicembre, è sparito dai radar), Kalulu tornerà a disposizione per la partita di domani sera, mentre dopo la sosta Thiago riabbraccerà Renato Veiga, Savona e Douglas Luiz. Avrà dunque più scelte, anche se ovviamente farà meno rotazioni potendosi concentrare su un solo impegno. La concorrenza interna di un gruppo che vuole rialzare la testa e invertire la rotta dovrebbe portare benefici e motivazioni.


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