Da Koopmeiners a Douglas Luiz fino a Vlahovic: quale è la missione di Tudor alla Juve

I colpi di mercato pagati a peso d’oro e non solo: tutti cercano il riscatto con il nuovo allenatore
Alberto Polverosi

Nove partite per restituire alla Juventus cinque giocatori dispersi, scontenti, trascurati, emarginati: Dusan Vlahovic, Douglas Luiz, Kenan Yildiz, Teun Koopmeiners e Nico Gonzalez. Nella Juve di Thiago Motta hanno illuso e deluso, hanno fatto immaginare chissà cosa e invece non sono stati capaci di rispettare le attese. Tocca a Igor Tudor farli ripartire. È un compito difficile, in certi casi (Douglas Luiz) disperato. Li deve recuperare troppo in fretta, ma deve riuscirci perché la Juve, senza il contributo di questi cinque, rischia di non entrare in zona-Champions e, come conseguenza, il fallimento totale. Il mercato ha portato Koopmeiners, Gonzalez e Luiz ed è stato per tutt’e tre un disastro. Nessuno è riuscito nemmeno a sfiorare il rendimento della stagione precedente, quando erano i punti di forza di Atalanta, Fiorentina e Aston Villa. Hanno indebolito e non rafforzato la Juve. Gli altri due, Vlahovic e Yildiz, hanno vissuto finora una stagione balorda per ragioni diverse. Il serbo è stato emarginato (ma anche lui ci ha messo del suo), il turco appesantito da responsabilità che ancora non regge. Se Tudor riuscirà nell’impresa di recuperarne qualcuno, sarà un merito per la sua nuova avventura bianconera. 


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Motta via, Vlahovic segna

La vera umiliazione l’ha sentita sulla sua pelle la sera del Franchi, il suo vecchio stadio. Dopo il trasferimento alla Juve, a Firenze hanno smesso di amarlo (eufemismo), ma la settimana scorsa, sul 3-0 per la Fiorentina, quando dalla curva Ferrovia/Fiesole si è alzato il coro «Thiago Motta metti Dusan Vlahovic» per il serbo è stato come una frustata. Nascosto in panchina sotto un cappuccio, la squadra sotto di tre gol e non è entrato. È la stagione più difficile della sua carriera, con l’ex allenatore bianconero non è mai scattata la scintilla, non si sono mai presi. Vlahovic ha segnato poco (9 gol contro i 15 del campionato scorso alla stessa giornata), ma ha pure giocato poco, finendo lontano dai radar mottiani appena è arrivato Kolo Muani. Domenica sera, la notizia dell’esonero di Thiago Motta lo ha raggiunto a Belgrado dove la Serbia (Dusan era il centravanti titolare) avrebbe incontrato di lì a poco l’Austria. Sarà un caso, o magari solo un messaggio per il nuovo allenatore, ma poche ore dopo Vlahovic ha segnato due gol, il primo annullato, il secondo buono. In questo caso Tudor non dovrebbe faticare a rilanciare un giocatore che aspetta solo la possibilità di un riscatto. Ancora oggi Dusan è il miglior marcatore della Juventus. 


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Yildiz sente il peso della 10

Una delle prime decisioni di Thiago Motta è stata quella di affidare a Kenan Yildiz, un ragazzo (diciamo pure un talento) di 19 anni, la maglia numero 10. È vero che nella Germania la indossa anche Musiala, che di anni ne ha appena due in più, ma le spalle del tedesco sono assai più robuste di quelle del turco (e anche la qualità è superiore). E poi c’è il peso della storia bianconera su quella maglia, portata e onorata da Sivori, Platini, Baggio e Del Piero (Zidane indossava il 21, ma era pure lui un 10). Il confronto fa tremare le gambe. Nella Turchia di Montella il 10 è sulle spalle di Calhanoglu, la mente e l’esperienza della squadra, a Yildiz l’11. Scelta saggia. Pure Allegri stravedeva per il giovane turco, però non fino al punto di appesantirlo con troppe responsabilità. Doveva essere il genio della Juve di Thiago, ma la lampada si è illuminata a intermittenza (è stata più spenta che accesa) e soprattutto nell’ultimo periodo la considerazione di Motta è diminuita: sostituito alla fine del primo tempo contro l’Atalanta, in panchina per tutta la partita a Firenze. Il recupero di Tudor deve essere prima di tutto psicologico, il ragazzo va ricostruito, rigenerato, rimesso in ordine sia mentalmente che tatticamente. Ancora oggi la sua posizione (trequartista, esterno, seconda punta) è un rebus.

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Douglas Luiz triste, ora va svelato

Ecco il caso più complicato per Igor Tudor. Anche su Douglas Luiz c’è stata una valutazione di mercato molto spinta: 51 milioni. Però il brasiliano arrivava da una grande stagione con l’Aston Villa, con 53 partite ufficiali (più tre col Brasile), con 4.353 minuti giocati e con 9 gol segnati. Cifre notevoli che davano per scontato una grande forza fisica e soprattutto una bella resistenza alla fatica. E invece a Torino il centrocampista della Seleçao si è sgonfiato: appena 15 presenze in campionato per un totale di 479', ultima da titolare il derby del’11 gennaio scorso e sempre da titolare ne ha giocate solo tre in tutto il campionato, con Toro, Empoli e Lazio, poi solo pezzetti e pezzettini, un infortunio dietro l’altro, recuperi lenti, cali di condizione. Non è mai stato il Douglas Luiz dei cinque anni con l’Aston Villa. Rimetterlo in squadra, affidandogli la responsabilità della manovra, non sarà facile. Ha poco tempo per recuperare la condizione, forse questo compito non toccherà nemmeno al traghettatore croato ma al suo futuro successore. La Juve non può metterlo sul mercato, rischierebbe un bagno di sangue. Il vero Douglas è atteso per la prossima stagione. 


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Koopmeiners l'ombra di Rabiot

Tutti si aspettavano di più, anche lui. E invece Koopmeiners è rientrato nella regola del mercato atalantino: chi esce da Bergamo fatica a confermarsi a quei livelli. La lista è lunga, può bastare il caso di Hojlund pagato 85 milioni dal Manchester United: in due campionati (54 partite) ha segnato la miseria di 13 gol in Premier. Anche l’olandese è stato pagato tanto, troppo. Non solo, ha pure forzato il trasferimento alla Juve. Giuntoli non ha badato a quello che si dice sugli ex atalantini e ha sborsato 60 milioni per un giocatore bravo, forte, ma che non valeva quella cifra. E anche questo ha pesato sul rendimento di Koop: con una valutazione del genere erano ben altre le aspettative. Nel centrocampo bianconero avrebbe dovuto sostituire Rabiot, ma rispetto al francese finora non c’è stato paragone. Tudor lo deve recuperare in poco tempo. In che modo è difficile da immaginare. Deve restituirgli fiducia, convinzione, energia, Koopmeiners in campo è un ragazzo spento che gioca senza entusiasmo, incapace di trovare la posizione utile per aiutare i compagni. L’anno scorso, con Gasperini, dopo 29 giornate aveva già segnato 10 gol, con Motta è arrivato a due. È troppo lontano da se stesso e dalla squadra. 


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Nico Gonzalez a rilento oltre la fragilità

Siamo di fronte a un altro giocatore economicamente sopravvalutato. Il livello tecnico di Nico Gonzalez è eccellente, come attaccante esterno ha sempre segnato abbastanza, l’ultimo anno di Firenze è andato in doppia cifra (12 gol, appena due in meno del suo record personale nello Stoccarda). Ma bastava vedere la sua storia per capire che Nico ha delle fragilità evidenti, fisicamente non ha mai fatto un anno intero senza infortuni. Nelle sette stagioni europee (tre con lo Stoccarda, tre con la Fiorentina, una con la Juve) ha saltato solo in campionato la bellezza di 57 partite, più di un campionato e mezzo senza giocare. È vero che Commisso con la Juve ha sempre fatto dei buoni affari (sia in uscita che in entrata), ma stavolta l’errore del club bianconero (quasi 40 milioni per l’argentino) è stato pesante. Gonzalez ha bisogno di una ricostruzione fisica, il suo contributo finora è stato impalpabile, come Koopmeiners il raffronto dei gol con la stagione scorsa è impietoso: ne aveva fatti sette a questo punto del campionato, ora è a uno. Tudor dovrà superarsi per rimetterlo in forma, ammesso che anche il nuovo allenatore voglia attaccare con gli esterni. Altrimenti lo spazio per Nico si restringe. 

 


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Nove partite per restituire alla Juventus cinque giocatori dispersi, scontenti, trascurati, emarginati: Dusan Vlahovic, Douglas Luiz, Kenan Yildiz, Teun Koopmeiners e Nico Gonzalez. Nella Juve di Thiago Motta hanno illuso e deluso, hanno fatto immaginare chissà cosa e invece non sono stati capaci di rispettare le attese. Tocca a Igor Tudor farli ripartire. È un compito difficile, in certi casi (Douglas Luiz) disperato. Li deve recuperare troppo in fretta, ma deve riuscirci perché la Juve, senza il contributo di questi cinque, rischia di non entrare in zona-Champions e, come conseguenza, il fallimento totale. Il mercato ha portato Koopmeiners, Gonzalez e Luiz ed è stato per tutt’e tre un disastro. Nessuno è riuscito nemmeno a sfiorare il rendimento della stagione precedente, quando erano i punti di forza di Atalanta, Fiorentina e Aston Villa. Hanno indebolito e non rafforzato la Juve. Gli altri due, Vlahovic e Yildiz, hanno vissuto finora una stagione balorda per ragioni diverse. Il serbo è stato emarginato (ma anche lui ci ha messo del suo), il turco appesantito da responsabilità che ancora non regge. Se Tudor riuscirà nell’impresa di recuperarne qualcuno, sarà un merito per la sua nuova avventura bianconera. 


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