INVIATO A TORINO - Dicono che i dieci, un po’ come i fiori, patiscano l’inverno e amino viceversa la gradevolezza della primavera. In questo calcio iper-tattico e stra-muscolare i fantasisti sono merce rara e delicata, per questo preziosa: hanno dunque bisogno di sentirsi bene per esprimersi, come ha confermato Kenan Yildiz. «Ora sono più libero. Mi sento più felice», ha detto sabato notte mentre riguardava su uno schermo, con gli occhi sognanti, il gol del 2-0 contro il Lecce: piattone destro e palla all’angolino al termine di un’azione da playstation. In tre partite, senza particolari rivoluzioni copernicane, Tudor ha recuperato un calciatore sul quale, più di qualcuno, cominciava a fare ragionamenti di mercato - Quanta plusvalenza garantisce? Lo vogliono in Premier? - a pochi mesi di distanza dalla consegna della maglia con il 10 e da un contratto fino al 2029.
Juve, Yildiz ritorna al centro del gioco
Igor l’ha semplicemente rimesso al centro del gioco, soluzione che intuì per primo Allegri quando posizionò Yildiz alle spalle di Vlahovic nel 3-5-1-1. Prima che arrivasse Tudor, quella del turco era stata una stagione drammaticamente altalenante, fatta di 6 gol in mezzo a tante lunghe pause di riflessione. Le due reti negli ultimi 270’, due gemme preziose, sono la conseguenza di quella libertà di movimento sopra accennata: adesso, pur partendo dal centro-sinistra, Yildiz non ha particolari compiti tattici se non quello di ripiegare in fase difensiva; quando la palla ce l’hanno i suoi compagni, invece, ha la licenza di andare a cercarsi la posizione ideale, spesso vicino a Vlahovic. Sabato ha toccato la palla quasi 90 volte e ha mantenuto una precisione dell’88%. Gioca tanto, sbaglia poco e si sente anche più responsabile delle sorti bianconere. Non può avere ancora l’esperienza per diventare subito un riferimento caratteriale, di sicuro però viene considerato un leader tecnico; insomma, uno a cui passare la palla quando scotta. Con Thiago Motta non era mai stato veramente insostituibile e l’esilio sulla fascia, per lui che ama accentrarsi o più semplicemente muoversi tra le linee, si stava trasformando in una gabbia tattica. Una volta, per aver chiesto spiegazioni, pare che il tecnico arrivò a dirgli “Non sei Messi”. Così, da novembre a marzo, si è anche un po’ incupito, tra mal di pancia appena accennati e lunghi silenzi trattenuti. Significativo l’incontro tra la famiglia e Giuntoli e poi quello con il potente procuratore Mendes: guardarsi intorno stava diventando una necessità.
Yildiz, il futuro
Inutile girarci attorno: Yildiz per la Juve resta un assegno in bianco. Preso a zero dal Bayern e promosso dopo poco in prima squadra da Allegri, potrebbe trasformarsi nella cessione che sistema i conti. Ma alla Continassa ciclicamente riaffiora l’antica certezza: il futuro va costruito attorno a questo talento. Che non ha ancora 20 anni (li compirà il 4 maggio) e dunque può sicuramente permettersi il lusso di essere “in maturazione”. Di sicuro, nel calcio di oggi su ogni gioiello in vetrina c’è un cartellino con il prezzo - quello di Yildiz dice 70-80 milioni - e non esistono più incedibili. Ma se il sacrificio di un big diventasse necessario, la Juve potrebbe valutare la cessione del turco solo come estrema ratio.