© LAPRESSE Ci siamo persi la Juve
Una prova capolavoro, quella di Sarri. Per come l’ha preparata, per come ha affrontato l’emergenza occasionale dentro l’emergenza stagionale. Per l’attenzione e l’impegno che è riuscito a ottenere dai suoi, addirittura commoventi - e perciò strepitosi - nei minuti finali quando la Juve ha tentato l’ultimo, disperato assalto.
Della Lazio Maurizio ha estratto l’anima, e tutta intera. Esibendola negli interventi di Romagnoli e Gila, nelle volate di Isaksen, il più bravo e continuo, nell’interpretazione complessiva di Zaccagni e Guendouzi.
Della Juve, invece, s’è notato esclusivamente il volto. Teso e confuso.
Partita sporca, a tratti sporchissima. Alla quale sono mancati il secondo giallo a McKennie e un rigore per step di Gila sul foot di Conceiçao; per questo è sorta spontanea la domanda: non sarà che Colombo non se l’è sentita di punire doppiamente la Lazio? Due errori non si annullano, restano due errori, episodi che hanno certamente inciso su una sfida piena di altri errori. Tecnici.
Sono mancati anche, e di nuovo, i tre punti alla Juve che ora si ritrova a un passo dall’apertura della crisi. I numeri sono brutti-brutti. Tre vittorie, 5 pareggi e tre sconfitte tra campionato e Champions. Dopo tre vittorie, 5 pareggi e tre sconfitte non sappiamo ancora cosa sia, la Juve, ce la siamo persa: il mercato è stato una raccolta frettolosa, ancorché condizionata dalle scarse risorse a disposizione. Ma anche le idee e le soluzioni non sono state brillantissime. Inoltre Tudor si meritò la conferma sul campo dopo che a Torino avevano capito che il ritorno di Conte era un favola figlia di uno stupido passaparola. La combinazione di questi elementi può aver prodotto le difficoltà di una gruppo che non ha ancora un’identità tecnica, quella tattica è il risultato di alcune incertezze e relative correzioni che Tudor ha apportato negli ultimi tempi per provare a risalire.
A questo punto si rincorrono sempre più frequentemente i nomi di Spalletti e Palladino, e c’è chi azzarda il ritorno di Motta. Non è una provocazione, altre lo sono.
Al gol di Basic, ad esempio, il direttore d’orchestra Claudio Lotito della Formello Symphony Orchestra s’è girato verso i loggionisti della Nord per invitarli, muovendo le mani, a rilanciare il coro che lo vorrebbe fuori dalle palle. Un’anima buona e responsabile ha tentato di bloccarlo. In questa fase non proprio brillante della vita della Lazio nessuno sente il bisogno di frizioni supplementari.
