Juve, l’altra inchiesta: tre accuse in una e tutte le ipotesi

Il nuovo filone figlio di “Prisma” può finire in aula alla fine di maggio.
Juve, l’altra inchiesta: tre accuse in una e tutte le ipotesi© ANSA
Giorgio Marota
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« Slealtà». Ancora la contestazione regina, il cardine dell’ordinamento sportivo, quella che i giuristi chiamano informalmente “la norma in bianco” che il giudice può riempire di contenuti a seconda della gravità dei fatti contestati. La Juventus dovrà tornare in aula per violazione dell’articolo 4.1 del codice di giustizia sportiva, a meno che non decida di patteggiare; uno scenario che potrebbe concretizzarsi (il condizionale è d’obbligo) in particolar modo se dal Collegio di Garanzia, oggi pomeriggio, arrivasse una sentenza favorevole. Una penalizzazione, ridotta della metà o di un terzo (a seconda del momento in cui si patteggia), a quel punto potrebbe pure somigliare a un compromesso accettabile per scrivere la parola fine sull’intera vicenda. 

Un fascicolo, tre parti

Se così non fosse, la Juve si ritroverebbe in tribunale entro la fine di maggio per difendersi dal secondo filone dell’inchiesta Prisma, che in ambito sportivo il procuratore Figc Chiné ha riassunto in un unico fascicolo diviso in tre parti: manovra stipendi (1), rapporti con gli agenti (2) e partnership sospette con Atalanta, Bologna, Cagliari, Sampdoria, Sassuolo e Udinese (3). Il 12 aprile è stato notificato ai legali l’avviso di conclusione delle indagini con i capi d’incolpazione - tutti riconducono alla violazione dell’art. 4.1, le difese hanno 15 giorni di tempo per chiedere audizioni e presentare memorie - e sono in odore di nuovo deferimento Agnelli, Paratici, Nedved, Cherubini, Manna, Morganti, Braghin e Gabasio. La Juve ha fatto sapere di «aver applicato sempre correttamente i principi contabili internazionali». Le manovre stipendi sono relative alle stagioni 2019-20 e 2020-21 e riguardano quasi tutti i calciatori della rosa, che pur avendo sottoscritto gli accordi non sono stati tirati in ballo vista la loro “inconsapevolezza” circa l’operazione del club. Alla Juve viene contestato che agli accordi di riduzione delle mensilità non sia corrisposto un deposito (o se è stato fatto... con ritardo voluto) dei successivi accordi di integrazione per recuperare quei soldi; le “side letter”, scritture private mai finite sui moduli federali, avrebbero permesso al club di risparmiare fino a 90 milioni di euro. Per il filone agenti Chiné e il suo pool hanno analizzato le commissioni erogate ai procuratori dal 2015 al 2022, riscontrando in qualche circostanza l’assenza di mandato per portare a termine le operazioni o addirittura la mancanza di una reale attività di intermediazione. Le “partnership sospette” con le società consorelle si configurerebbero infine tramite dei memorandum segreti, mai depositati in Lega e difformi dagli accordi ufficiali. In uno di questi documenti, ad esempio, si parlerebbe di "diritto di riscatto" del calciatore sul foglio ufficiale e di "obbligo" su quello rimasto nel cassetto. Da Romero a Orsolini, passando per Cerri, Audero, Demiral, Mandragora e tanti altri, sono diverse le operazioni finite sotto la lente d’ingrandimento. Non a caso, stanno indagando anche altre magistrature ma Chiné ha voluto intanto chiudere il fascicolo relativo alla Juve, riservandosi di riaprirlo solamente quando i colleghi avranno terminato le rispettive indagini territoriali.


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