© Getty Images Matri, una doppietta per la storia
ROMA - Bomber Matri deve sempre giocare, scriveva Brocchi sulla lavagna di Milanello, quando quel ragazzino di Lodi segnava a raffica con la Primavera allenata da Franco Baresi. Chissà perché il suo percorso è stato sempre in salita, tornava indietro quando sembrava arrivato al punto più alto. Le discese ardite e le risalite di Alessandro, appena sbarcato a Formello per riempire un vuoto in area di rigore. Nessuno lo aveva accolto a Fiumicino il primo settembre, figlio di un intervento di mercato nato in extremis per tamponare gli infortuni di Klose e Djordjevic. Ha impiegato meno di venti minuti per andare in trionfo sotto la Curva Nord e conquistare il popolo della Lazio. Due gol da centravanti vero, un tap-in di piatto facendosi trovare pronto sul primo palo quando Felipe ha crossato e un raddoppio con una sberla di sinistro dopo aver soffiato il pallone a Kone.
CHIESA E LAUDRUP - Matri ha fatto esplodere l’Olimpico, ha allontanato la crisi di fine estate, è entrato subito nella storia della Lazio. Una doppietta al debutto. Ci sono riusciti in pochi nei centoquindici anni di vita del club biancoceleste. Appena sette altri attaccanti avevano preceduto Alessandro Matri, ma solo uno era stato capace di imitarlo, segnando due gol dopo essere entrato dalla panchina. Capitò a Enrico Chiesa, ex punta di Samp e Fiorentina. Roberto Mancini lo portò alla Lazio nel 2002, se n’era appena andato Crespo, poteva essere un’occasione. Chiesa veniva da un incidente al ginocchio. Esordì alla sesta giornata, il 20 ottobre 2002, stadio Olimpico, sostituendo Stankovic nel finale sul risultato di 1-0. Gli bastarono 14 minuti per realizzare una doppietta, ma quei due sarebbero stati gli unici gol realizzati da Chiesa in tutto il campionato, trascorso quasi interamente da riserva. Matri entra nella scia di grandi attaccanti come Claudio Lopez, Beppe Signori, Mauro Zarate e Michael Laudrup. Il danese esordì con due gol al Verona nel campionato 1983-84, la Lazio era appena tornata in serie A, il presidente era Chinaglia e il tecnico era Giancarlo Morrone. Laudrup, all’epoca diciannovenne, era arrivato in prestito dalla Juve che lo aveva pescato nel Broendby. Era la Lazio di Giordano, Manfredonia, D’Amico e Batista. La doppietta di Laudrup non bastò per evitare la sconfitta (2-4) al Bentegodi.
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