© Bartoletti L'Olimpico è il fortino della Lazio
ROMA - Un altro passo, un’altra Lazio, un’altra marcia. All’Olimpico è più solida, è capace di superare le difficoltà, gioca bene, supera gli ostacoli e macina gli avversari, cancellando l’emergenza e gli infortuni a catena, riuscendo persino a segnare tre gol in inferiorità numerica per quasi novanta minuti, come è successo con i norvegesi del Rosenborg. Sette partite in casa dall’inizio della stagione, sette vittorie tra campionato e coppe. Pioli in casa sa solo vincere. Vorrebbe trasformare l’Olimpico nel suo fortino e l’augurio è che ci riesca con il sostegno del popolo biancoceleste, ma per adesso non si può proprio sostenere che la serie positiva sia merito del fattore campo, inteso nel senso classico del termine, perché lo stadio in questo avvio di stagione è stato spesso vuoto, distante nei sentimenti, sul filo della contestazione. Si sono sentiti fischi, non solo applausi. Può darsi che la diffidenza dei tifosi, delusi per l’eliminazione dalla Champions e il salto di qualità ogni volta rinviato da Lotito, abbia provocato e rappresentato uno stimolo forte.
RISPOSTE - I giocatori sono stati sinora capaci di trasformare le critiche in energia positiva e hanno reagito, raddrizzando una stagione iniziata nel modo sbagliato. Domani, con il Torino in campionato, cercheranno di centrare l’ottava vittoria consecutiva in casa. Il record è ancora lontano e risale alla stagione 1997/98. La Lazio allenata da Eriksson vinse 11 partite consecutive, partendo dalla sfida di Coppa Uefa con il Rapid Vienna (1-0) a dicembre per concludere con il derby di campionato (2-0) dell’8 marzo 1998: dentro una serie fantastica anche la partita di Coppa Italia con la Roma (4-1) all’inizio di gennaio. In quella stagione Eriksson riuscì a centrare l’en-plein, vincendo quattro derby su quattro.
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