© ANSA La Lazio in casa è la regina d’Europa: meglio di Bayern e Barça
ROMA - Otto vittorie su otto. En plein. La Lazio all’Olimpico sa soltanto vincere e Pioli in Europa ha fatto meglio di tutti. È in piacevole e prestigiosa compagnia. Lo segue da vicino Pep Guardiola, stimato collega, un modello calcistico a cui riferirsi e da prendere come esempio. Per le idee, per lo sviluppo. Il Bayern Monaco insegue la Lazio a quota 7 vittorie consecutive in altrettante partite: 6 vittorie all’Allianz Arena in Bundesliga, più una nel girone di Champions. Un rullo compressore, difficilmente battibile in Germania. La squadra biancoceleste si è messa nella stessa scia, ha trasformato l’Olimpico in un fortino. Con o senza tifosi, gioca con una tranquillità e una solidità sorprendenti: 5 vittorie in serie A, 2 in Europa League e al conto bisogna aggiungere l’1-0 con il Bayer Leverkusen nel preliminare di Champions. Fanno 8 vittorie interne. Il massimo possibile. Non ci sono altre squadre in Europa che abbiano avuto un rendimento così elevato in casa, neppure le più forti. I campioni d’Europa del Barcellona hanno fatto 6 vittorie su 7 al Camp Nou (compresa la Champions), il Borussia Dortmund 7 vittorie su 8 come il Manchester United in Premier, il Paris Saint Germain è fermo a 5 su 7.
DIFFERENZA - La Lazio è cresciuta in modo esponenziale nelle ultime settimane, ma anche nel periodo più critico di fine estate aveva dimostrato all’Olimpico una solidità diversa. Cinque vittorie, 11 gol all’attivo e solo 1 al passivo in campionato: Marchetti è imbattuto da 360 minuti in casa, il primo e unico gol lo prese Berisha da Mancosu nel primo tempo della partita con il Bologna del 22 agosto, all’alba del campionato. In Europa League la Lazio ha realizzato 6 gol e ne ha presi 3 nelle due partite con Saint Etienne e Rosenborg. Differente il rendimento esterno: dopo il 3-0 di Leverkusen, la squadra biancoceleste venne travolta al Bentegodi dal Chievo (0-4) e al San Paolo dal Napoli (0-5). Poi il blitz con il Verona (2-1) e la sconfitta con il Sassuolo (1-2), viziata dal rigore inesistente fischiato a Lulic su Paolo Cannavaro. Serve un’altra crescita, nuovi passi avanti. Come prestazioni, sono state sbagliate le prime.
Le ultime due trasferte di serie A più il confronto in Ucraina con il Dnipro hanno fatto vedere una Lazio vicina a quella che nello scorso inverno aveva scalato la classifica. Pioli chiuse il campionato al terzo posto piazzando il 31 maggio al San Paolo la nona vittoria in 19 trasferte completate da 5 pareggi e da 5 sconfitte. Deve provare a tornare a quei livelli. È ovvio che l’assenza pesantissima di De Vrij sia stata avvertita di più lontano dall’Olimpico. Già in estate il tecnico emiliano aveva avvisato la Lazio: voleva migliorare il rendimento interno, perché all’Olimpico erano state perse 6 partite di campionato. Troppe. Ora il trend si è invertito. Ci vuole continuità e la trasferta di Bergamo, a casa di Reja con l’Atalanta, misurerà lo spessore e l’attuale condizione della Lazio, che ha appena ritrovato Biglia a centrocampo. Non basta per cancellare la mancanza del difensore giudicato nel 2014 in Brasile come il migliore del mondo, ma è già qualcosa in termini di equilibrio e di consistenza.
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