© Lapresse Futuro Lazio: il crocevia è l’Europa
ISTANBUL - Non solo per l’onore e il prestigio. Un sussulto d’orgoglio, l’ultima chance per ribaltare il significato di una stagione in salita e segnata, alla fine di agosto, dal mancato ingresso in Champions. Da quel momento, e anche prima considerando la finale di Supercoppa a Shanghai, soltanto delusioni, una lenta e costante discesa, la Lazio è uscita dalle posizioni che contano del campionato e ha smarrito il consenso popolare. Nove mesi dopo il terzo posto centrato nella notte di Napoli e dei diecimila tifosi per festeggiare la squadra al suo ritorno dal San Paolo, è diventato scuro il cielo sopra Formello.
COMPATTEZZA - La Lazio deve dare un segnale, facendo cambiare idea alla piazza e ai suoi tifosi, sempre distanti dall’Olimpico. Non è forte come lo scorso inverno, quando aveva infilato otto vittorie consecutive e stava duellando per il secondo posto con la Roma, ma s’è ricompattata e ha ripreso un passo discreto, arrendendosi negli ultimi due mesi
soltanto alla Juve (nei quarti di Coppa Italia) e al Napoli. Manca De Vrij e Bisevac, il serbo preso a parametro zero dal Lione per sostituirlo, si accomoderà in panchina, appena recuperato da un infortunio muscolare. Pioli, però, vede la luce in fondo al tunnel, è uscito dalla crisi di novembre, ha scongiurato l’esonero e trovato l’assetto ideale con Biglia davanti alla difesa e il 4-1-4-1 capace di restituire gli equilibri tattici perduti l’estate scorsa. Il declino di Klose è stato evidente, Djordjevic non segna, a Matri sinora è stata concessa poca fiducia: la staffetta del centravanti è diventata un problema, ma davanti ci sono le risorse per fare male e pensare di passare il turno. La difesa del Gala invita.
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