Coronavirus, Tare: "Stop definitivo alla Serie A? Un disastro e un'ingiustizia"

Il ds della Lazio ha parlato della situazione che sta vivendo a Roma: "Scioccato dai camion militari che portano via le bare. È una guerra"
Coronavirus, Tare: "Stop definitivo alla Serie A? Un disastro e un'ingiustizia"
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ROMA - La situazione Coronavirus in Italia rimane grave, il calcio è passato in secondo piano. Eppure ci sono cose burocratiche che, per forza di cose, vanno trattate. Come ad esempio il possibile taglio degli stipendi dei giocatori. Il ds della Lazio, Igli Tare, ai microfoni di Sport1 ha ammesso: “Dobbiamo ancora pensarci. I nostri calciatori sono in contatto tra loro, ma non hanno ancora parlato di questa situazione. Ma posso immaginare che ben presto taglieremo gli ingaggi anche noi”. Tare ha commentato il momento: “Sembra di vivere in un film horror. All’inizio tutto è stato preso un po’ alla leggera. Ora non parliamo più di una situazione sola, ma di una guerra. Se vedi i camion militari che partono con le bare dei morti dentro, rimani scioccato e senza parole. E i numeri dei deceduti purtroppo ogni giorno sono terrificanti. Questo è un disastro per l’intero Paese”. Ci sarà da attendere ancora un po' in attesa che la situazione sanitaria migliori.

La quotidianità

"Siamo chiusi in casa da tre settimana, possiamo uscire solo per le emergenze. In famiglia cerchiamo di rispettare i provvedimenti presi dal Governo, sono state decisioni importanti per tornare alla normalità al più presto. Preghiamo per questo. Quando il virus si è diffuso eravamo focalizzati solo su quello. Adesso invece, cerchiamo di non stare solo davanti alla tv e vedere quelle immagini spaventose. Ci ucciderebbe stare tutto il giorno dietro alla tragedia, bisogna cercare di non deprimersi troppo. Con mia moglie cerchiamo di distrarre i bambini. Io cerco di allenarmi un po’ per sciogliere la tensione. La situazione è davvero dura. Cosa mi ha più spaventato? L’insicurezza riguardo il virus: ogni giorno c’era una versione differente, così è davvero triste fronteggiare la situazione nel 2020. La nostra vita sarà influenzata per i prossimi mesi, non sarà più la stessa. Ma ora cerchiamo di essere positivi e di essere fiduciosi riguardo il futuro. Non ho pianto, ho un carattere molto forte, ho paura però per bambini e persone anziane. A Roma per fortuna la situazione non è così grave come al nord".

La Lazio

“Con i giocatori e lo staff ci sentiamo ogni giorno, è dura aspettare che tutto ricominci. Ma serve rispetto per chi da settimane combatte in prima linea per salvare le persone. Certo, vorremmo tornare ad allenarci, i giocatori non vedono l’ora. Poi servirà ritrovare la forma". Sul campionato fin qui disputato: “Come è nato il secondo posto? CI sono diversi motivi, il principale è la crescita della squadra. Abbiamo vinto la Coppa Italia, poi la Supercoppa. ll  secondo posto e le prestazioni attuali sono la logica conseguenza di quanto fatto lo scorso anno. È davvero un peccato che questa corsa sia stata stoppata all’improvviso dall’emergenza. Se mi sento tradito dal Coronavirus? Io credo molto nel destino, purtroppo bisogna accettare la situazione. Ma proveremo a tornare a vincere quando il tempo ce lo permetterà. Torneremo in campo e cercheremo di riprendere da dove avevamo finito: non sarà facile, ma speriamo di farcela. Se rimango alla Lazio? Questa è la mia seconda casa, a Roma sto bene. Negli anni abbiamo fatto cose importanti, per questo penso di rimanere ancora qui. Futuro in Germania? Seguo sempre la Bundesliga, è un campionato interessante e mai andrebbe rifiutata una proposta da lì”.

I danni economici

Per la Serie A fermarsi qui sarebbe un disastro. Proveremo ad evitare che questo accada con tutta la nostra forza affinché si continui la stagione. Oltre il 75% dei club nel calcio italiano finanzia il proprio budget attraverso i diritti televisivi: se questi ricavi non dovessero esserci, potrebbe esserci un collasso”.


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