© ANSA Lazio, è una crisi di rigetto
A tre giorni dal derby, quel che resta della Lazio si aggrappa a Ciro Immobile, che segna il sesto gol del suo difficilissimo campionato e almeno consente alla squadra di arrivare al confronto con la Roma senza un’altra sconfitta sulle spalle. Che stava maturando per il capolavoro di Pjaca, appena entrato, lesto ad anticipare Lazzari nello stacco di testa, a conferma che per l’ex della Spal un conto è giocare sulla fascia, coperto da una difesa a tre, e un conto è fare l’esterno di un reparto a quattro, dove servono massima attenzione e maggiori potenzialità protettive. Ma è la Lazio, nel suo complesso, che ha una crisi di rigetto evidente e, sia chiaro, assolutamente involontaria. Nessuno ce l’ha con Sarri, ci mancherebbe, ma probabilmente nessuno lo capisce, almeno per ora. Due mesi sono pochi, ma quanti altri ne saranno necessari perché la squadra biancoceleste non tiri in porta per la prima volta a tempo scaduto e addirittura su rigore?
La Lazio veniva da un calcio semplice e spettacolare, si difendeva e poi ripartiva sfruttando le grandi qualità dei suoi giocolieri: ci riferiamo a Luis Alberto, Milinkovic, Immobile e Correa, devastanti quando si aprivano a campo aperto e capaci di segnare, con i loro compagni, anche 100 gol in una stagione. Adesso l’argentino non c’è più, lo spagnolo e il serbo sono alla ricerca di se stessi, coinvolti ieri in una staffetta che ha innervosito entrambi, e Ciro è talmente forte che pur in un contesto irriconoscibile è riuscito a fare 6 reti in cinque partite. Sembrano scomparse tutte le qualità biancocelesti, come se qualcuno avesse spento la luce: la squadra cerca di restare corta, come vuole Sarri, di alzare il pressing e di fare i movimenti collettivi che impediscano agli avversari di arrivare in porta, ma poi non riesce più ad aprirsi in fase offensiva come faceva in passato. È ovvio: comanda lo spartito, deve comandare lo spartito, ora e per sempre. È bene che la Lazio lo capisca velocemente, perché dopo cinque partite di campionato e una di Europa League (persa con il Galatasaray) non ci sembra che il tecnico toscano intenda fare un passo verso i giocatori, cercando di interpretare ed esaltare le loro qualità e, magari, rinunciando a qualche pagina del suo copione. Sarà la squadra che dovrà andare incontro a Sarri, con la speranza di esplodere come capitò al Napoli dopo i primi imbarazzi. In caso contrario, la Lazio sarebbe costretta a vivere una stagione di grandi sofferenze.
Domenica, cioè troppo presto, il derby contro Mou, che ha avuto il vantaggio di trovare una Roma molto simile a quella che aveva in mente. Nessun stravolgimento tattico, semmai una rivoluzione mentale, questa sì. Come l’affronterà, Mau, questa sfida? Pensando che sia una partita come le altre, alla Zeman, oppure sacrificando qualcosa di suo a beneficio della Lazio? Da questa risposta, forse, dipenderà il cammino biancoceleste fino a Natale.
