Lazio, non c'è più squadra

Lazio, non c'è più squadra© ANSA
Alberto Dalla Palma
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Dopo il crollo di Milano e la figuraccia di Bologna, anche l’umiliazione di Verona. Ormai, nel bene o nel male, la Lazio di Sarri non ha più limiti: batte la Roma nel derby e l’Inter dell’allenatore che l’aveva trasformata in una delle squadre più spettacolari della serie A, poi cade al Dall’Ara e al Bentegodi senza dare alcun segno di vitalità, se non quello che le regala un fenomeno come Immobile, ormai a un passo da Piola. Eppure dopo lo 0-3 contro Mihajlovic, il tecnico toscano aveva individuato il colpevole: fuori Luis Alberto, l’ispiratore dei trionfi biancocelesti contro la sua Juve (doppio 3-1 in meno di un mese, nel 2019, tra campionato e Supercoppa), dentro un corridore come Basic (contro Inzaghi e il Marsiglia) o come Akpa (ieri contro i gialloblù).

Sarri era stato chiaro: ho bisogno di corsa e non di uncinetto. Ma a Verona lo spagnolo è entrato quando lo sfascio era già cominciato ed era stato momentaneamente addolcito dal gol di Ciro: chi sarà il prossimo a cui verrà presentato il conto? Milinkovic, forse? Cioè l’altro talento cristallino che viene giudicato per i chilometri che percorre e non per le giocate, gli assist e i gol che segna e produce. La sensazione è che tra Sarri e la Lazio, nonostante la fantastica notte del derby, non sia scoccata la scintilla: il tecnico privilegia lo spartito a prescindere dagli interpreti, la squadra è invece ancora prigioniera del suo talento, così non si riesce a trovare una via di mezzo.

I quattro gol di Verona possono diventare una zavorra anche per Mau, che intanto ha deciso di portare tutti in ritiro, nella speranza che qualcuno si scuota. Non vorremmo che anche le costanti lamentele sul calendario troppo compresso (la soluzione sarebbe scegliere un club che non partecipa alle coppe europee) fosse diventato un alibi per i giocatori, che - guarda caso - sono crollati dopo la splendida vittoria contro la Lokomotiv e poi dopo il pareggio contro il Marsiglia.

Sarri sta chiedendo corsa, ritmo e intensità a una squadra che aveva la sua forza nel contropiede organizzato e nel talento dei suoi fuoriclasse: riuscirà mai a ottenere quello che sogna? C’è ancora tempo per scoprirlo, ma intanto, dopo lo scempio del Bentegodi ha parlato anche di un problema di mentalità, di incapacità di sostenere a lungo la voglia di vincere. Il passato più recente, in realtà, ci rivela che la Lazio, un anno fa ha affrontato un girone di Champions con Borussia Dortmund, Zenit e Bruges senza mai perdere, tanto da essere l’unico club italiano entrato negli ottavi imbattuto. Cosa mai è cambiato da allora? E’ possibile che un giocatore come Luis Alberto non possa più giocare dal primo minuto? Mercoledì la Fiorentina all’Olimpico, sabato l’Atalanta a Bergamo: meno di sette giorni per la prima verità.


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