Lotito, tre missioni da compiere per la Lazio

Dopo le critiche ai tifosi il presidente è chiamato a rispondere con i fatti: ecco gli appuntamenti più urgenti
Lotito, tre missioni da compiere per la Lazio© ANSA
Daniele Rindone
4 min

ROMA - La teoria del caos è tornata ad essere uno dei tratti principali del presidenzialismo di Lotito. Dopo l’effetto shock di venerdì il presidente è chiamato a stupire, ha molto da fare e da farsi perdonare, in primis la frase («I laziali sono particolari, i romanisti invece sono contenti anche se va male»). Ai laziali che ha «abituato troppo bene» deve una campagna abbonamenti vantaggiosa. Ha promesso, come da spifferata, di promuovere gli stessi prezzi offerti dalla Roma ai suoi tifosi. Dice Lotito, tutto furia e fuoco, “così vedremo in quanti lo faranno”. Non è l’unico appuntamento che lo attende, altri due sono urgenti. Entro il 22 giugno deve coprire la carenza finanziaria per raggiungere la misura minima (0,5) dell’indicatore di liquidità e iscrivere la Lazio al campionato (non che ci siano dubbi). Lotito non l’ha ancora fatto perché aspetta di conoscere l’esito del ricorso presentato dalla Lega di A contro l’approvazione del sistema delle licenze nazionali 2022-23 della Figc. Arriverà a giorni, forse già domani. Se il Collegio di Garanzia respingerà l’esposto, il presidente della Lazio ripianerà il deficit. Lo ha già fatto ad agosto versando 3,9 milioni di tasca propria con un versamento in conto futuro aumento di capitale. La cifra necessaria, 10 mesi dopo, è quantificata non ufficialmente in circa 5 milioni. Il totale fa circa 9. Le fiammate di rabbia di Lotito forse hanno una scusante. E’ stata al vaglio la possibilità di racimolare i soldi necessari dal mercato in uscita, in particolare provando a cedere Vavro, Escalante o Muriqi all’estero. Finora non s’è mosso nulla. Per Vavro la Lazio non ha ancora accettato i 4 milioni proposti dal Copenaghen, ne chiede uno in più. E’ l’unica offerta concretizzabile in tempi brevi. Ma ripianare con i proventi delle cessioni non è consigliabile. La norma che regola l’indicatore di liquidità chiarisce che «l’utilizzo del saldo positivo, derivante da operazioni correlate ai trasferimenti dei calciatori in ambito internazionale... non determina la revoca del provvedimento di non ammissione ad operazioni di acquisizione del diritto alle prestazioni dei calciatori». In termini più semplici, versando soldi provenienti da cessioni verrebbe garantita l’iscrizione al campionato, ma rimarrebbe il blocco del mercato che ancora esiste e ha condizionato le operazioni della Lazio da un anno e mezzo. Ecco perché a Lotito converrà (si fa per dire) ripianare personalmente, in questo modo iscriverebbe la società e potrebbe operare liberamente sul mercato.

Lui e Sarri

Il terzo punto è Sarri. Lotito è chiamato ad esaudire le richieste fatte da Mau, deve onorare le promesse, sono le famose garanzie richieste e ottenute dal tecnico. Gli ha già regalato un regista, è Marcos Antonio, preso dallo Shakhtar per 9 milioni, arriverà il 20 giugno a Roma (non più questa settimana). Gli mancano un portiere e due centrali, spera di averli ad Auronzo (partenza il 5 luglio). Sfoghi prolissi, attacchi scomposti, precipitose precisazioni, rappezzature. Il meccanismo conscio o inconscio dell’agitazione continua che cavalca Lotito deve lasciare spazio all’operatività. La colonna sonora del suo diciottesimo anno di presidenza non può essere formata dalle solite cannonate verbali. Lotito, per anni vincitore dello scudetto dei bilanci, presidente emerito del salary cap e del fair play finanziario, oggi si trova a dover equilibrare gli ingaggi, a coprire certi deficit (aspettando di leggere il bilancio del 30 giugno prossimo) e a ricostruire la Lazio. La propaganda screditante dovrebbe impegnarlo molto meno per quanto lui si definisca «sinestetico».


© RIPRODUZIONE RISERVATA