L’altalena infinita della Lazio

Leggi il commento alla sconfitta in Conference League dei biancocelesti
Alberto Dalla Palma
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No n c’è stato neanche il tempo di festeggiare il trionfo di Napoli che è arrivata la sconfitta contro l’Az in Conference: le possibilità che la Lazio scenda dalla sua personalissima altalena oramai sono molto ridotte, anche perché la squadra si è messa nelle condizioni peggiori per affrontare il ritorno in Olanda. Dovrà vincere, e anche bene, per andare ai quarti, e ormai lo sappiamo che i molteplici impegni sono un peso quasi insopportabile per i giocatori e per lo stesso Sarri, che da quando è arrivato a Formello nelle Coppe ha raccolto solo e soltanto delusioni. Come se non fosse bastato uscire da un girone di Europa League dove di livello c’era solo il Feyenoord, adesso è arrivato anche il ko con l’Az che alza nubi densissime anche sul futuro in Conference. Della Coppa Italia neanche possiamo parlare, perché appena la Lazio si è presentata nella competizione è stata sbattuta fuori la stagione scorsa dal Milan in poco più di mezzora e dalla Juve all’inizio dell’anno solare.  

È chiaro che la squadra soffre gli impegni ravvicinati, di questo ormai c’è una certezza matematica dimostrata dai risultati. Non solo perché il tecnico chiede il massimo dell’intensità e della concentrazione anche quando si gioca a ripetizione ma anche perché la rosa non permette a Mau di cambiare molti titolari tanta è la differenza tra chi scende in campo e chi aspetta in panchina. E qui bisognerebbe parlare anche dell’assenza di un vice Immobile abituato a giocare in mezzo all’area di rigore: forse se le due occasioni di Felipe nella ripresa, quando la partita era già compromessa ma poteva essere ancora riaperta, fossero capitate a un centravanti di ruolo la sfida non sarebbe finita 2-1 per l’Az. Il ds Tare ha spiegato che le scelte del brasiliano e del giovane Cancellieri come alternative a Ciro erano state concordate con il tecnico; Sarri, invece, ha fatto capire che il senatore Lotito non era nelle condizioni di investire ancora sul mercato («qualsiasi allenatore vorrebbe comprare cinquanta giocatori ma non sempre è possibile...») dopo aver speso 12 milioni per Maximiano, 6 per Gila, 10 per Marcos Antonio e poco meno per Cancellieri, cioè quattro riserve a cui Sarri chiede aiuto solo in casi di disperazione accertata.  
La Lazio ieri sera ha pagato anche il suo atteggiamento dopo l’1-0 di Pedro, primo giocatore a segnare in Champions, in Europa League e in Conference. Non si è applicata, complice anche una delle peggiori versioni di Milinkovic, e ha diminuito la sua attenzione in modo evidente consentendo all’Az di ribaltare la contesa sfruttando due uscite dal basso sbagliate. Una filosofia così ossessiva che non viene mai abbandonata, neanche nei momenti più difficili, come quello in cui Pedro ha perso un pallone letale. Detto questo, la squadra di Sarri avrebbe potuto segnare anche quattro o cinque gol, se solo avesse avuto un centravanti o, ovviamente, lo stesso Immobile. In vista del ritorno, proprio la capacità di affondare nella difesa olandese esibita all’Olimpico dovrà dare la spinta a Mau e ai giocatori di crederci, anche se a tre giorni dal derby non sarà facile per il tecnico scegliere gli undici titolari e, soprattutto, convincerli che bisogna fare la guerra per entrare nei quarti di Conference. 


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